giovedì 29 ottobre 2015

Il peso - Liz Moore

Il peso, Liz Moore. Beat, 2014. 351 pagine, 9,00 euro.

Voto: 9

Il peso. Qualcosa di emblematico per me. Devo farne i conti da sempre. Positivamente e negativamente parlando, è il mio tarlo, il amico-nemico, il mio compagno di avventure; è stato il mio chiodo fisso fino a quando non ho smesso di pensarci e ho iniziato una stabile e rispettosa convivenza con esso. Non avevo dubbi che sarebbe diventato uno dei miei romanzi preferiti, questo di Liz Moore. E' riuscito ad aggrapparsi e ad ancorarsi al mio cuore con tanta facilità che ora lo porto in giro e cerco di divulgarlo il più possibile.

Cominciamo con Arthur Opp, insegnante in pensione, enormemente grasso, tocca gradi di obesità spaventosi. Rinchiuso in casa, in se stesso, lontano dal mondo. L'unico contatto con ciò che avviene fuori sono delle lettere. Missive che creano ricordi soffusi nel suo animo. La sua corrispondente è Charlene Turner, una ex alunna dei tempi passati. Una donna che non ha mai dato sfoggio di sè; quella che se avesse trovato un angolo per nascondersi, ecco, l'avrebbe fatto senza pensarci due volte. La donna che seguiva le lezioni di letteratura con Arthur ma che mai ha espresso un'opinione a riguardo.
Eppure si conoscono. Si piacciono. Escono qualche volta a cena, guardano film importanti, si prendono per mano ed insieme si accompagnano nelle rispettive vite.
Fino a quando tutto finisce.
Charlene smette di frequentare le lezioni di Arthur, ma inizia con lui una corrispondenza frenetica via lettera.
Arthur invece smette di consegnare sapere alle persone. Inizia a strafogarsi e la sua poltrona in casa ha tatuato perennemente il segno mastodontico del suo corpo. Il peso, qui, fa da padrone. Il cambiamento è evidente. 
Ed è evidente anche in Charlene. Innanzitutto entra nella sua vita Kel, suo figlio, i cui natali sono nebulosi e lo saranno fino alla fine del romanzo. E poi c'è l'alcool, che prende il sopravvento nella vita della donna, portandola ad una fine drammatica e poco inaspettata. Rimane solo un biglietto per Kal, e un peso, nel suo cuore.
Due uomini tanto diversi legati da qualcosa di tanto pressante, da una donna burattinaia che ha teso e mantenuto i fili delle due esistenze, fino quasi ad intrecciarle tra loro.
E come svuotare di dimensione quel macigno su Arthur e Kal?
Per il primo, in parte, ci pensa la dolce Yolanda, una giovane ragazza che ha stilato un contratto con il professor Opp: pulisce casa sua in cambio di vitto e alloggio. E affetto per lei e per la piccola che tiene in grembo. 
Per il secondo, ci penserà il viaggio tortuoso attraverso amici, presunti padri e una fidanzata cazzuta, a svuotarlo del peso che giace sul suo cuore.

Liz Moore scrive senza freni; le sue parole hanno il potere di ricreare davanti a noi lettori ologrammi dei suoi personaggi. I protagonisti sono qualcosa di vivido e reale ai nostri occhi. E i sentimenti, il disagio, la tristezza, la pena, che essi provano, subentrano nel nostro cuore con una facilità indescrivibile. Diventiamo noi stessi parti integranti della narrazione. E anche noi, sentiamo quel peso, che ci trascina giù, negli abissi. 
Ma a volte, basta un bel calcio in profondità, per risalire...

Consigliato a: tutti coloro che hanno un peso sul cuore (e secondo me siamo proprio in tanti!), a chi nonostante ciò continua a combattere, ai coraggiosi.

Citazione: «Erano fantasie ambigue. Contenevano qualche frammento di piacere. Il piacere di provare pietà per me stesso. Il piacere di piombare finalmente nel dolore dopo essere rimasto sospeso sopra la sua voragine. E poi il pizzicotto: smettila, mi ripetevo. E me lo dico anche ora».

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