giovedì 18 ottobre 2018

Grazie Arto

Un paio di giorni fa me ne stavo tranquilla a rilassarmi dopo una bella doccia, quando mi arriva un messaggio. Sarà sicuramente l'ennesima stupidata.
Non lo è.
Arto Paasilinna è morto.

Non realizzo subito. Ma poi capisco. Capisco che se ne è andato uno degli autori che ha arricchito la mia vita di umile lettrice nell'ultimo anno.
Ma non sono triste. Non bisogna mai esserlo, anche se lo so, è difficile. Pensate a quante risate si faranno là dove se n'è andato Arto. 
Sì, lo so, gli do del “tu” e non mi conosceva neanche, ma per quanto mi riguarda è come se lo conoscessi da sempre. È stato il mio migliore amico negli ultimi tempi, e questo è il mio unico rimpianto, quello di averlo scoperto troppo tardi.

Lo ammetto, ho sempre storto il naso verso gli autori nordici perché non ho mai avuto delle belle esperienze a riguardo, ho sempre trovato il loro stile di scrittura molto lento e flemmatico - sarà colpa della neve e del freddo? Me lo sono sempre chiesto, ma tant'è.
Poi un giorno ho preso in mano “Piccoli suicidi tra amici” ed è stata l'illuminazione. Da quel giorno in poi non ho più smesso di leggerlo e, fortunatamente, ho ancora molta della sua produzione da scoprire e divorare.

I suoi libri hanno rischiarato le mie giornate, mi hanno fatto ridere, sorridere, divertire e incazzare. Il pregio di Paasilinna come autore è stato il fatto di saper descrivere e presentare personaggi sfigati, comuni, credibili, i cosiddetti antieroi. Nei suoi libri che fino ad ora ho letto non ho mai trovato un protagonista che fosse un figo atomico, di successo, con una vita amorosa e lavorativa degna di nota.
Per questo lo adoro. Paasilinna è riuscito a dar voce a uomini e donne che sono (quasi) sempre stati messi da parte nel mondo letterario.

E poi, vogliamo parlare degli animali? In molti dei suoi libri i protagonisti sono animali, che, insieme alla natura, danno voce a quel mondo, di cui purtroppo si parla poco, un mondo un po' dimenticato, ma assolutamente fantastico.

Lo so che queste poche righe sono inutili e non riusciranno mai a dar voce a tutto quello che ho dentro, a tutto quello che penso di questo autore, delle sue opere, di quello che tutto questo è stato per me.
Ma credo fosse doveroso da parte mia ringraziare quest'uomo per avermi fatta diventare la lettrice e la persona che sono ora.

Grazie per tutte le risate, per i tuoi personaggi un po' sfigati, per gli animali e per avermi fatto ricredere sulla letteratura nordica.

mercoledì 10 ottobre 2018

Echi da un destino sospeso – Virginia Bernardi

Cavolo, proprio l'unico giorno che non sono a casa passa il postino?! 
Vabbè domani andrò in posta e vedo cosa doveva consegnarmi. Che poi non aspetto nulla – o probabilmente non mi ricordo io, ma tant'è.

Quello che aspettavo era “Echi da un destino sospeso” di Virginia Bernardi. È stata un po' una sorpresa perché, è vero che avevo scambiato un paio di mail con l'autrice, ma non pensavo che mi mandasse il suo libro così velocemente.
Un bel libriccino, esteticamente parlando, l'immagine di un faro in mezzo al mare e una copertina morbida, quasi soffice e setosa al tatto.
Quasi quasi mi metto subito a leggerlo, anche perché è breve e non dovrebbe portarmi via molto tempo (ma mai dire mai! Ho letto libri di settanta pagine eternamente lunghi da quanto erano scritti male e poco scorrevoli!).

Uh, la protagonista si chiama Camilla, già mi piace, un bel nome, semplice. 
È anche una scrittrice, sempre meglio! Mi piacciono i libri in cui si parla di scrittori.

Dopo qualche ora ho capito che è un libro bellissimo e voglio dirlo anche a voi – sempre che ci riesca, perché quando leggo qualcosa di veramente bello, non sempre riesco a trovare le parole per descrivere il tutto al meglio.

Camilla, una giovane donna, scrittrice in crisi di ispirazione riceve una mail da Valerio, un anziano ammiratore e lettore che la contatta per raccontargli la sua storia.
Non sarebbe potuto arrivare in un momento migliore! Camilla pende dalle labbra di Valerio, che, da perfetto sconosciuto, diventerà amico e parte integrante della sua vita.

Il libro non racconta solo la storia di Valerio, una storia di quattro amici che sono costretti a crescere troppo in fretta, una storia di intrigo, mistero e di amore. 
Il libro racconta anche la storia di Camilla, una donna forte, a cui la vita ha regalato qualche delusione, una donna che non si ferma a commiserarsi, ma che si rimbocca le maniche e reagisce, anche e soprattutto nel momento di sconforto più buio.

Bellissimo questo confronto tra vecchio (Valerio) e giovane (Camilla). Bello perché, nonostante le generazioni diverse, si capisce che la vita, le cose belle, ma anche le sfortune, sono uguali per tutti.

Un personaggio importante è anche la morte, vista come qualcosa di naturale, ma anche come una liberazione della propria coscienza e della vita, per rinascere e ricominciare daccapo.

Il libro della Bernardi si legge tutto d'un fiato, complice la storia – che svelerà un mistero all'ultima pagina – ma anche lo stile di scrittura, che, pur essendo molto descrittivo, è anche decisamente molto evocativo e capace di fotografare i posti magnifici della costiera amalfitana, ma anche le personalità di Camilla, Valerio e dei coprotagonisti.

È stata una bella scoperta. Un bel romanzo, del quale non devo dir nulla di spiacevole - a parte forse il finale un tantino precipitoso, ma ad una storia così ben intrecciata ed architettata si perdona tutto.

Ringrazio ancora Virginia per avermi dato la possibilità di perdermi tra le pagine del suo libro, con Valerio, i suoi amici e Camilla.

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