mercoledì 7 dicembre 2016

La bellezza non ti salverà - Francesca Battistella

La bellezza non ti salverà, Francesca Battistella. Scrittura&Scritture. 304 pagine. 15,50 euro.

Voto: 8

Come accade nella vita reale, anche in quella di un lettore ossessionato ci sono momenti in cui si sente la mancanza di alcune persone, nel caso specifico, di alcuni personaggi. Ecco come mi sono ritrovata io fino a venerdì 25 novembre. Mi mancava Alfredo. Mi mancavano persino Moussa e la piccola Letizia! La libreria 6rosso a Milano ha sopperito a questo mio stato di bisogno. 
Ho incontrato quella sera una mia cara amica, Francesca Battistella, e le sue ultime parole da fatica letteraria. “La bellezza non ti salverà” è la degna conclusione (probabilmente!) della saga che vede per protagonisti il simpatico italo-americano Alfredo e la profiler Costanza Ravizza, che io ho avuto modo di conoscere grazie ai primi due volumi della serie: “La stretta del lupo” e “Il Messaggero dell’alba”.

Questo volume è qualcosa di innovativo nel panorama letterario di Francesca: si intrecciano qui due casi. L’ispettore della Polizia Scientifica di Novara è stata incaricata dal suo superiore, dottor Giamasso, essere spregevole che ben incardina tutte le caratteristiche del capo sfruttatore, di concentrare la propria attenzione sul caso più istituzionale, ovvero quello riguardante l’omicidio del proprietario di una discarica nel comune di Romentino, accoltellato in maniera disumana. Chiari sono i riferimenti ad un delitto mafioso, per il quale appunto si sospetta l’intromissione di una famiglia di camorristi. 
Ma Costanza Ravizza non riesce a mantenere la concentrazione su questo episodio: è attratta da qualcosa di più misterioso e di più oscuro, come le fosse buie che hanno tessuto i fili dell’altro caso. Tre ragazzi, Vito, Cristina e Daniela, sono scomparsi. Tre ragazzi perfetti. Ciò che accomuna la loro sparizione sono due aspetti: la bellezza e il macabro e sottile interesse per il lato più oscuro della rete, il dark web, che come una calamita li ha attratti, fino forse alla loro morte.

“Giovani e in fondo soli. Volevano qualcuno che li ascoltasse, che parlasse con loro, che gli concedesse un po’ di attenzione. Erano prede a buon mercato, disponibili a credere in un futuro luminoso, pieno di amore e di una passione che li avrebbe trasfigurati.”

E l’attenzione che richiedevano l’hanno purtroppo ritrovata nel loro rapitore, killer spietato.
Da qui si dipana tutto l’intreccio e il gran numero di personaggi che Francesca delinea in maniera meravigliosa, cogliendo come solo lei sa fare, i tratti principali, ironici e profondi degli stessi. 
Tra un mafioso quasi pentito posto al confino sul Lago d’Orta, un affascinante nobile in rovina proprietario di una misteriosa e oscura beauty farm e un Alfredo Filangieri curioso di ciò che avviene intorno a sé, insieme a Costanza il lettore riuscirà a trarre le conclusioni di entrambi i casi.

“La bellezza non ti salverà” segna l’evoluzione della scrittura di Francesca: i toni da commedia che negli altri romanzi facevano da padrone, qui si affievoliscono, per lasciar spazio a emozioni più drammatiche che tinteggiano la storia con i colori del classico noirPerfetto e, decisamente, bellissimo.

“È ossessionato dalla bellezza e sai perché? Perché nel momento in cui uccide placa il proprio sentimento di inadeguatezza, il proprio sentirsi indifeso e la rabbia che questo gli provoca. Un sentimento che di solito maschera con arroganza e superbia. La morte della bellezza, la sua cristallizzazione nel tempo, corpo martoriato, volto intatto come nel caso di Vito, risolve il suo personale dramma esistenziale.”

giovedì 27 ottobre 2016

Ottobre e il suo "autunno letterario" | Rassegna Letteraria di Vigevano | 13-22.10.2016

Ottobre è stato il mese della letteratura.
Ottobre è stato il mese degli incontri, delle strette di mano, delle risate, degli abbracci, della condivisione di passioni.
Nella mia lista troneggia la vincitrice del Premio Campiello e del premio letterario Città di Vigevano, Simona Vinci con “La prima verità”, con il finalista Andrea Tarabbia e la storia romanzata del “mostro” Andrej Čicatilo ne “Il giardino delle mosche”
La bellezza e la diversità di questi due autori è indescrivibile.
L’una eterea, diafana, quasi angelicata, in una dimensione di personaggi veri, particolari, conosciuti la prima volta da me nell’angosciante e terribile storia narrata ne “Dei bambini non si sa niente”.
Il secondo, professore universitario, dopo un primo incontro avvenuto un anno fa in occasione di Bookcity 2015, casualmente, sorprendentemente e ironicamente in compagnia di Luca Crovi, lo ritrovo nella “mia” libreria vigevanese “Le notti bianche”, con Herman Melville di sfondo, comparsa teatrale delle nostre chiacchierate.

Ottobre è stato il mese degli scrittori italiani, “eroi letterari” per me.
Con una capacità quasi unica e rara, fanaticamente ho abbracciato e monopolizzato il “papà” dei vecchietti del BarLume, Marco Malvaldi, e da lui ho scoperto che il detto “tutto il mondo è paese” ha un suo fondamento di verità. Ho scoperto che il barista scontroso che non serve ai suoi avventori il cappuccino alle due del pomeriggio, esiste davvero. Ho scoperto che essere padri è davvero meraviglioso, soprattutto quando i giochi con il proprio figlio si rivelano i titoli perfetti per i propri romanzi. Ho scoperto che l’Artusi è stato il più grande scrittore italiano di fine Ottocento.

Ottobre è stato il mese del Lupo.
Stefano Benni mi ha infuso la voglia di riscoprire Alice e il suo paese delle meraviglie e mi ha convinto a non scoraggiarmi di fronte all’italiano poetico (e difficile!) di Collodi e del suo burattino bambino. La “bottiglia magica” di Benni è riuscita ad approdare fino a me, ad aprirsi, e a srotolare il suo messaggio di benvenuto.

Ottobre è stato il mese delle rivalutazioni letterarie.
Complice una nonnina un po’ acciaccata ma determinata, ho imparato che i limoni davvero hanno un profumo sublime, e che Clara Sanchez è capace di infonderlo attraverso le pagine dei libri che scrive.

Ottobre e la sua cultura è riuscito a scalare la classifica personale dei mesi migliori dell’anno.

martedì 4 ottobre 2016

Breve lettera ad Ivano Porpora | 30.09.2016 | Le Notti Bianche, Vigevano

Caro Ivano,

io non sono molto avvezza alla poesia; possiamo tranquillamente affermare anzi che proprio ho delle serie difficoltà a definire un verso tale, ad appassionarmi o a fare mia qualsiasi parola disposta in uno strano elenco da persone perlopiù morte suicide o dalla vita stravagante. 
Quando ho scoperto però che alle Notti Bianche venerdì 30 settembre ci saresti stato tu, non ho pensato due volte a saltare l’appuntamento, io insieme alla mia combriccola: ci piace tanto ascoltarti. Anche se avresti parlato di poesia, pensavo, non avrebbe fatto la differenza. Forse anzi, avrei iniziato a capirci qualcosa di più.
Sei stato piacevolmente devastante.

Hai parlato di Bellezza. Quella con la “B” maiuscola. Quella che si nasconde nel corpo di una donna anziana che pratica il massaggio tantra; quella che si specchia in una vetrina nel Corso più famoso di Viadana e impara a camminare, a far funzionare gli ingranaggi perfetti e la coordinazione braccia-gambe; quella che descrivi a pagina ventitré del tuo “Parole d'amore che moriranno quando morirai” e alla quale pensavi, mentre declamavi quei versi, e che sicuramente non era quella seduta in prima fila quella sera, ma tant'è. 
Ho capito che la bellezza della poesia sta proprio nel lasciarsi guidare dall'istinto di afferrarne una raccolta, aprirla senza aspettative e ritrovarsi in mezzo a linee e punti e a capo.
Ho capito che la bellezza, in generale, è sentir parlare della stessa, a piedi nudi su un tappeto.
Ho capito che l'amore, in generale, è come un dente di leone maturo, che soffiato, sprigiona vita.

E allora mi scopro anche io, Ivano, verbo d’amore. Di quell'amore pieno che si incontra finalmente in mezzo alla nebbia, perché è proprio l’atmosfera adatta questa, come dici tu, perché è lì in mezzo che puoi e devi aggrapparti a qualsiasi cosa. 
E io l’ho fatto. E ho incominciato a vivere.

Con calma, assaporo i tuoi versi e inizio ad apprezzare la poesia.

lunedì 19 settembre 2016

INTIMOGRAFIE e altre scritture | mostra personale di GIUSE IANNELLO | 18.09.2016 - Vigevano

Donne veramente forti e coraggiose, la vita le centellina; sulla terra devi andarle a scovare, ma devi essere abile, perchè loro non si fanno notare, ti passano accanto, quasi invisibili, non ti accorgi di loro, se non per una predisposizione nei loro riguardi, oppure perchè sei arrivato nel momento più opportuno per farne la conoscenza.

Giuse Iannello è quel tipo di donna.
E ieri ho avuto, di nuovo, il piacere di incontrarla presso AR.CO., in Via Saporiti n. 6 a Vigevano, in occasione della sua mostra personale che temporaneamente si può ammirare fino al 25 settembre.
Mangiapagine si è sempre contraddistinto nel mostrare parole e copertine. Ma esse stesse non sono forse un'ulteriore forma d'arte? E se quelle parole questa volta si trasformassero in pennellate di colore, radiografie od orologi incorporati in tele? E' quello che ha strabiliato i miei occhi, nel momento stesso in cui ho messo piede in AR.CO..
“INTIMOGRAFIE e altre scritture” non potrebbe descrivere diversamente la vena artistica di Giuse, artista completa quale è.
Tutto parte da porzioni di sé, da quello che nel tempo, nella sua vita, ha raccolto, mai buttato o dimenticato, ma semplicemente trattenuto con sè per scoprire che no, da quella pagina di diario o da quelle fotografie dei propri genitori, lei non è poi cambiata. 
Scherzando mi dice che alle elementari era una bambina matura, oggi molto meno. E io non lo credo, invece.
Credo che abbia decisamente coraggio nel mostrare l'intimità che c'è in lei.

Le sue intimografie parlano di pelle, quella sottile membrana di cui spesso dimentichiamo l'esistenza, e subito ho pensato alla pelle di Enea e di Ana, sfruttata fino all'osso in maniera differente.
Le sue intimografie parlano di ossa, di quadri avvicinati con stupore a Dorian Gray ma che, grazie al cielo!, non si trasformano; perchè forse, ciò che cambia è il corpo, quello vero.
In quelle quattro mura c'è tutto: c'è bellezza, diversa a seconda degli occhi che la osservano; c'è il tempo, che scorre inesorabile, unità di misura costante per tutti, ma anche qui, che gran differenza fa nelle vite di ciascuno!
E c'è la famiglia, di Giuse, rappresentata stoicamente con una bambola fanciullesca, chiusa in gabbia. Ma felice: quelle prigioni che forse un po' tutti ci scegliamo e in cui comunque, nonostante tutto, ci stiamo bene.

L'intimografia di Giuse – e quindi, la sua bellezza - è la capacità di far incontrare persone davanti ai suoi quadri.
Persone che hanno una loro idea di arte, non addette ai lavori.
Giuse suscita in loro emozioni, dialogo e soprattutto, sorrisi.
Che penso sia la forma artistica più bella che esista.


“Le lettere dell'alfabeto sono elementi imprescindibili del mio modo di essere. A volte si concretizzano in romanzi, racconti, riflessioni sul blog; altre in quelle che io chiamo quasipoesie, e altre ancora entrando a far parte delle immagini che creo. La pittura e la scrittura si influenzano a vicenda: spesso l'una anticipa l'altra, e viceversa.”

venerdì 16 settembre 2016

Rosa Teruzzi ci racconta “La sposa scomparsa” | 14.09.2016

Un mercoledì pomeriggio in una Milano rovente, nella suggestiva cornice del terzo piano della Mondadori di Piazza Duomo, da cui si vanta una vista spettacolare, Rosa Teruzzi ha incontrato le sue amiche blogger (da lei spesso così citate) per fare una chiacchierata sul suo ultimo romanzo “La sposa scomparsa” (edito Sonzogno al prezzo di 14,00 euro).

Lo staff di Mangiapagine è stato il primo a conquistarsi un posto nella sala e, visto il largo anticipo accumulato, è riuscito a scambiare quattro chiacchiere con l'autrice in anteprima.

Rosa è una donna veramente simpatica e molto alla mano. Dopo le doverose presentazioni si è parlato del più e del meno, del suo personalissimo casello che ha ispirato la sua storia, della sua carriera nel mondo della cronaca nera e della sua vita privata, fatta di corse alla mattina e di un marito che si improvvisa fotografo con risultati più che dignitosi.

Una volta presenti tutti abbiamo parlato seriamente di “La sposa scomparsa” sua ultima fatica ambientata a Milano, in cui tre donne rappresentanti di tre diverse generazioni e diversi caratteri, si improvvisano detective e cercano di risolvere un vecchio caso chiuso da tempo: una ragazza è sparita nel giorno delle sue nozze ventisei anni prima.

Le donne sono il fulcro del libro, ancora di più che il giallo in sé.
Troviamo Libera, una donna forte, che ha perso il marito poliziotto in circostanze misteriose, e che ha saputo reinventarsi una vita trasformando un vecchio casello ferroviario nella sua bottega in cui confeziona bouquet di nozze molto particolari.
Libera vive con Vittoria, sua figlia, giovane agente di polizia, molto quadrata, seria e morigerata, dal carattere duro, quasi maleducato, anche nei confronti di sua madre, per colpa del risentimento che cova nel petto dopo la morte misteriosa del padre.
E infine Iole, madre di Libera, la nonna hippie di Vittoria, che passa le sue giornate a fare yoga e le sue notti con il ragazzo di turno, del resto è seguace dell'amore libero.
Tre donne diverse, molto care a Rosa, che le ha plasmate con la sua penna cercando di farle diventare quello che lei vorrebbe essere.

E poi Milano e i treni regionali, prediletti della scrittrice, che si muove solo con i mezzi, sui quali scrive e legge molto.
Sì, perché Rosa è una grande lettrice, ancora prima di essere scrittrice, una bambina che leggeva di nascosto i libri che aveva lasciato nella sua cantina una vecchia zia.

In questo romanzo si trova l'eco della Milano nera di Scerbanenco e la comicità dei personaggi di Malvaldi. Connubio perfetto.

Alla fine dell'incontro, dopo le foto e le dediche di rito, è iniziato l'evento aperto al pubblico, in cui Rosa ha dialogato con Sveva Casati Modignani. Un duetto a prima vista strano e particolare, che però è risultato molto simpatico, divertente e accattivante.

Insomma, Mangiapagine promuove a pieni voti Rosa Teruzzi e le protagoniste (soprattutto Iole) de “La sposa scomparsa” e ringrazia ancora la Sonzogno per aver permesso di leggere il romanzo in anteprima e per l'incontro privato con l'autrice.

domenica 11 settembre 2016

Incontro con Giorgio Ghiotti a Le Notti Bianche | 10.09.2016 Vigevano | Rondini per formiche

Giorgio Ghiotti è una di quelle persone che si apprezzano subito; una di quelle persone che appena entrano in una libreria, sorridono e ti salutano, con quel sorriso. Subito dopo, ti accorgi di quanto sia coraggioso: classe '94, autore di un romanzo e di due raccolte tra poesie e racconti. E ti rendi conto, proprio attorno a quel “94”, che forse qualche speranza questa nazione ce l'ha. Almeno culturalmente.
Lo abbiamo incontrato ieri, presso la libreria Le notti Bianche, a Vigevano: un degno ritorno degli aperitivi letterari!

“Rondini per formiche” (ed. Nottetempo), il suo primo romanzo, incomincia da un verso della poetessa suicida Amelia Rosselli. In una stanza immersa nel buio, lo sguardo si concentra sulla fonte di luce, quell'uomo amato, colui che riesce a trasformare piccole cose, le formiche, in qualcosa di straordinario, ovvero, le rondini. E sta tutta qui, la storia.
Tommaso e Nicole, due fratelli che vivono nella spasmodica ricerca del proprio riscatto, in modo estenuante e ostinato.
E scoprono la vita; “Rondini per formiche” si può quasi definire un romanzo di formazione, ma dissimile dal solito: qui tutto è già successo, tutto è già avvenuto, e questo tutto è narrato dalla voce di Tommaso.

Una voce che corre, senza freni, liberatoria, dallo stile ossessivo, veloce; è decisamente una scrittura che (s)fugge, quella di Giorgio. Che tenta di riempire le assenze.
Sì. Quegli spazi lasciati dai genitori di Tommaso e Nicole, perchè è vero: ci si ricorda sempre di ciò che le persone non hanno fatto, o di quando non ci sono state, piuttosto che il contrario. 
Questi vuoti da saturare, tanto cari agli autori emergenti e ai loro personaggi: Francesco Colloneve di Gabriele Di Fronzo ne è un chiaro esempio.
Ma i vuoti di Giorgio lasciano il segno, contano in quanto “spazi aperti”.
Quindi, tutti da riempire e da catalogare.
Da colmare con la scoperta dei sogni e del proprio corpo, quello che accade allo stesso protagonista del romanzo.
Da colmare con la scoperta di ciò che è l'amore. Ragionamento, sembra essere per Tommaso. Un sentimento matematicamente da spiegare. Ma forse non può funzionare così...
Da colmare con gli affetti, dati da sagome di corpi, da illusioni, da presenze, da ossessioni squisitamente positive.

La poesia di Giorgio è tutta qui. In queste 150 pagine.

"Se una retta che taglia due rette determina dallo stesso lato angoli interni minori di due angoli retti, prolungando le due rette esse si incontreranno dalla parte dove i due angoli sono minori di due retti. Il teorema l’avevo imparato a scuola, mandandolo a memoria senza capirne il senso. Però mi affascinava l’idea che, per incontrarsi, qualcuno ci deve tagliare, e non senza dolore, perché è più facile riconoscersi da una stessa ferita." 

lunedì 29 agosto 2016

Le fragili attese - Mattia Signorini

Le fragili attese, Mattia Signorini. Marsilio. 249 pagine. 17,00 euro.

Voto: 9

E' stata una sfida, la lettura di questo romanzo.
Una sfida con me stessa e con gli autori italiani.
Ha vinto lui, perchè sono rimasta piacevolmente devastata, al termine.

E' il romanzo della nostalgia. E' un romanzo triste ed antico.

Di Italo e della sua pensione Palomar ti innamori subito; di quell'uomo che ha dedicato una vita al suo albergo nella grande città; di quell'uomo che ha tra le mani la scatola dei ricordi, dei flash back. Dell'uomo per cui provi un desiderio esagerato di prendergli la testa tra le mani e dirgli di non chiudere, quella pensione che Calvino avrebbe apprezzato.

L'attesa del titolo è quella della speranza, che sopravvive.
Sopravvive Ingrid, nel suono di un'arpa magica, seppur con un polso rotto.
Sopravvive Lucio, deluso dall'assenza del padre, ma rinfrancato dalla sua smodata ricerca dello stesso.
Sopravvive, a suo modo, Penelope, una bambina che tessendo una tela particolare, vota la propria vita al silenzio, per esorcizzare la tragica fine dei propri genitori.
E sopravvivono insieme a questi tutti gli altri personaggi, statici, che vivono solamente nei loro ricordi.
Insieme nell'attesa, appunto, che arrivi anche per loro un treno e li porti via; che arrivi qualcosa che sconvolga la loro esistenza.
E che non disperano, perchè sanno, proprio come lo so io, che quel qualcosa, prima o poi, arriva, ed è un tornado felice, e rimette tutto in piedi, come dovrebbe essere.

“Si attende che la vita faccia un passo e la pianti di stare in bilico, pericolante su se stessa. Si attende qualcuno, o qualcosa, che prenda tutti i silenzi e lasciandoli cadere, quasi per sbaglio, li mandi in frantumi.”

lunedì 22 agosto 2016

La metà del Diavolo - Joseph Incardona

La metà del Diavolo, Joseph Incardona. NNEditore. 270 pagine. 17,00 euro.

Voto: 9

Marc Augè parlava dei non luoghi, ovvero quella teoria che si riferisce a quei luoghi dove leggere e a quali libri leggere; a come perdere la coincidenza, la nozione del tempo, perchè quando si legge in quella “nullità di luoghi”, se il libro è divino, prende talmente tanto la nostra attenzione che perdiamo la fermata del tram, per esempio. 
Ivano Porpora qualche tempo fa ha ribadito questo concetto, accrescendolo con l'analisi di quanto un certo tipo di libro letto in un particolare luogo fa provare una sensazione simile a quella del fare l'amore. 
Con le pagine stampate.

Ecco. Sta tutto qui.
Nel romanzo dello svizzero Joseph Incardona, viviamo in mezzo al non luogo per eccellenza. Un'autostrada.
Si snoda esattamente qui, la vicenda.
In mezzo agli autogrill gremiti di turisti, in mezzo a bambini urlanti, alla spazzatura, alle escort nascoste sotto a un casco da motocicliste o ad una minigonna.
I personaggi sembra assumano un ruolo, distaccati dalla realtà; sopravvivono come in un limbo, in un girone dantesco, tra miseria e tradimenti, tra rapimenti e pazzie.

Pierre vive realmente su quella strada infinita, per scoprire chi ha rapito la giovane figlia Lucie. E' il collante con la moglie, ormai morta in se stessa.
Pascal, l'uomo-doppio, quel 666 diviso due, che prova a sconfiggere, ma con scarsi risultati.
Julie Martinez, donna che convive con la propria, perforante solitudine, e che tenta di risolvere un nuovo caso di sparizione della piccola Marie Mercier.

“La metà del Diavolo” è il romanzo mentale per eccellenza; è il romanzo delle elucubrazioni di ogni personaggio; malinconia e pessimismo si sciolgono tra le pagine, rendendolo cupo all'ennesima potenza. 

“Questo libro è per chi sbaglia sempre l'ora di partenza e si trova in coda a guardare nelle altre macchine, per chi conserva in un libro la lettera d'amore di uno sconosciuto, per chi ama il profumo della pioggia in estate e per chi vorrebbe credere al destino ma si deve preoccupare di limitare i danni del futuro prossimo."

martedì 26 luglio 2016

La ragazza del treno – Paula Hawkins

La ragazza del treno, Paula Hawkins. Piemme. 306 pagine. 19,50 euro.
Voto: 8

Sono anni che passo la mia vita sui treni, da piccola per andare a scuola, poi in università, e ora per ricongiungermi alla mia parte di cuore lontana.
E ora ho paura.
Ho paura che da un momento all'altro, i miei tranquilli viaggi fatti di libri da leggere, vengano turbati da un evento simile a quello che è capitato a Rachel.
Ma cosa è successo?

Rachel è la protagonista del libro della Hawkins e, ovviamente, da come si può dedurre dal titolo, è una pendolare che tutte le mattine parte dalla periferia di Londra verso la città per andare al lavoro.
I suoi viaggi sono sempre tutti uguali, monotoni, tanto che ormai Rachel ha imparato a conoscere le case che vede dal finestrino del treno e a dare un nome ai loro abitanti. Così immagina la vita della coppia che vive nella bella casetta vicino ai binari, inventa i loro nomi, Jess e Jason, e pensa alla loro splendida quotidianità fatta di colazioni in veranda e baci al tramonto.

Ma un giorno Rachel vede qualcosa che non dovrebbe vedere.
Un uomo, che non è il suo Jason.
E il giorno dopo Jess scompare.

Da qui parte un thriller psicologico condito da colpi di scena e rivelazioni che tolgono il fiato.
Chi è davvero la coppia dalla vita perfetta che tanto invidia Rachel? Quali sono i loro veri nomi? Che fine ha fatto Jess? E come mai questa vicenda, in apparenza estemporanea, risulta in realtà così legata alla nostra protagonista?

Tutti questi misteri potranno essere risolti solo leggendo “La ragazza del treno”, un giallo perfetto per far rabbrividire in questa estate calda.

Ho apprezzato moltissimo la costruzione del romanzo gestita attraverso i punti di vista e continui rimandi a flashback. I personaggi sono ben caratterizzati, tanto che l'autrice ha saputo prendere in giro la mia povera mente di lettrice mostrandomi antipatiche persone che in realtà alla fine si riscatteranno.
L'unico punto un pochino più debole è la soluzione del giallo in sé, il classico movente, diciamo che l'ho trovato un tantino stereotipato; ma nonostante tutto “La ragazza del treno” resta comunque un buonissimo romanzo psicologico, accattivante, ben costruito, che non lascia niente di non detto  e risolve tutti i quesiti che ci si pone durante la lettura.

Cosa aspettate allora? Passate da www.goodbook.it prenotate la vostra copia e ritiratela presso la vostra libreria preferita.

martedì 21 giugno 2016

Crepuscolo - Kent Haruf

Crepuscolo, Kent Haruf. NN Editore. 315 pagine. 18,00 euro.

Voto: 9

Cosa significa rientrare dalle vacanze e ritrovare quel paese fatto di sabbia terra e profumi, di quelle colline verdeggianti inframmezzate da mandrie scalpitanti di bovini dove gli unici esseri umani presenti e capaci di tenere loro testa sono, di nuovo, i fratelli McPheron?

Leggere “Crepuscolo” di Kent Haruf è come tornare a casa; respirare l’aria che respirano Raymond e Harold e Victoria  Roubideaux. Quella ragazza che adesso è diventata davvero grande. E’ una donna, ma prima ancora, una mamma. 
Sembrano lontani i momenti in cui era preoccupata del suo avvenire, ma stoicamente decisa a tenere il piccolo frugoletto che insieme a lei viveva nella sua pancia. Sembrano lontani i saluti raffazzonati e obbligati e quasi inesistenti posti alla madre, rea di avere abbandonato una figlia proprio nell'attimo più importante della sua esistenza. 
Il destino di Victoria, fino al momento in cui non arriva tremante e pudica alla fattoria dei due strambi e solitari fratelli, sembrava stesse decadendo all'infinito in un vortice di dispiaceri e nullità. Se in “Canto della Pianura” la troviamo dolce e ancora diffidente del mondo a lei circostante, qui in “Crepuscolo”, Victoria “vive”, finalmente. Studia, ama, si destreggia nel ruolo di madre in maniera impeccabile. Non senza però un altro, decisivo, dispiacere da parte di quel fato beffardo; ma si farà carico anche di quello, e supererà la difficoltà.

Il volume conclusivo (per come sono stati pubblicati in Italia) della Trilogia della Pianura, è una sinfonia. Una volta che si incomincia a leggerlo, ci si rende conto che diventa un canone. Una polifonia. Si incontrano tutte le voci, diverse, malinconiche, disagiate, che abitano Holt.
Haruf ci stuzzica facendoci conoscere meglio Raymond, uomo testardo, isolato, misantropo quasi, il cui cuore inizia a sciogliersi e a tornare “in società”. E insieme a lui ci sono Luther e Betty Wallace e i loro figli, nascosti in una roulotte, che non riescono però a nascondersi dalla violenza dello zio materno. E poi c’è un bambino orfano che dà la vita al nonno malato. E poi c’è Rose Tyler, l’assistente sociale della contea.

Ancora una volta, ci ritroviamo adagiati in una nuvola di ovatta. La quiete di Haruf, come quella di Steinbeck, avvolge l’atmosfera e il lettore stesso. Ed è questa la caratteristica migliore dello scrittore. La tranquillità e la delicatezza della sua scrittura, anche in quest’ultimo volume della trilogia.

Venite a vivere la magica calma e serenità di Holt passando da www.goodbook.it per prenotare la vostra copia da ritirare nella libreria che più vi piace!

mercoledì 15 giugno 2016

Una moglie giovane e bella - Tommy Wieringa

Una moglie giovane e bella, Tommy Wieringa. Iperborea. 115 pagine. 14,00 euro.

Voto: 8 ½ 
Ecco a voi, signore e signori, una bella tragedia.
Si apre il sipario.
Che “Una moglie giovane e bella” abbia inizio.
Nella lista dei personaggi si legge di un Edward, quarantenne virologo di fama mondiale. Un uomo in balia delle sue percezioni, della sua insoddisfazione perenne, un uomo dedito esclusivamente al suo lavoro, al primo posto c’è l’estenuante sudore per progredire di carriera.
Ovviamente, in quanto a sentimenti, lui rimane un collezionista di prime volte. Fino a quando non incontra la giovane donna che segnerà un regalo del destino per lui. Ruth.
Ruth, ventottenne, agli antipodi idealmente e fisicamente da Edward. Ciò che lo attrae di lei è prettamente il suo aspetto fisico, dal primo giorno che la nota passare in bicicletta di fronte a lui:

È su una mountain bike, un po’ china in avanti, il sedere insù. Non posso omettere questo particolare – il sedere da cui tutto è cominciato.

E tra un gluteo e un altro, si innamora di lei. Ed è passione, è coinvolgimento reciproco, è poesia, è completamento:

Parla ancora sottovoce, come se i tronchi e l’erba fossero in ascolto. Quando si alza in punta di piedi e lo bacia, lui è travolto dalla sensazione che sia entrata nel bosco per consultarsi con le sue simili, ninfe come lei, radunate intorno allo specchio d’acqua nera.

E’ quella forma di amore che arriva fino a consumare la coppia; e poi, come in ogni tragedia che si rispetti, arriva il momento in cui entra in scena l’antagonista. Che non è la classica compagna di letto che potrebbe fare capolino in storie di questo tipo. No. 
E’ un bambino. E’ il bambino che aspettano Edward e Ruth dopo non poche difficoltà.
E’ il bambino che sottrarrà il piacere e l’amore totalizzante di Ruth per Edward.
E’ colui che minerà il rapporto dei due coniugi, già in parte vacillante.
“Una moglie giovane e bella” di Tommy Wieringa è il romanzo di persone apparentemente vicine tra loro, ma in realtà così distanti. E’ il romanzo della sofferenza che gli stessi provano della e per la loro vita. E’ il romanzo della forza dell’esteriorità, dell’appiglio alla stessa, che purtroppo, fa perdere la battaglia finale.

lunedì 13 giugno 2016

La misura della felicità - Gabrielle Zevin

La misura della felicità, Gabrielle Zevin. TEA. 313 pagine, brossura. 12,00 euro.

Voto: 9

Può un libraio disinnamorarsi del suo lavoro? Può non provare più il sano piacere di sfogliare le pagine dei suoi amati libri? Beh, ad A. J. Fikry è successo.

Dopo la morte della moglie A. J. ha perso interesse a condurre la piccola libreria sull'isola in cui vive, odia i pochi libri che riesce a vendere ai sempre più scarsi clienti, odia dover stare al passo con i tempi e con una tecnologia che non sente sua, odia il suo lavoro – che per alcuni, si veda la sottoscritta, è considerato uno dei più belli al mondo.

Finché un giorno arriva Maya, inaspettatamente, con un biglietto della madre: Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata.

Con Maya il libraio scorbutico ritrova l'amore, nella sua forma più pura, come può essere quella tra un padre e un figlio, oltre all'amore per il suo lavoro e per una nuova donna fatta apposta per lui.

“La misura della felicità” è un romanzo d'amore, ma non è una di quelle storie sdolcinate e stucchevoli che si possono trovare ovunque. No. È la storia dell'amore vero e soprattutto dell'amore per i libri. Per quelle parole scritte che aprono mondi, superano confini e barriere di qualsiasi genere, e scaldano il cuore.

E poi in realtà all'interno c'è anche di più. Ci sono misteri più o meno svelati, ci sono donne forti che prendono in mano la loro vita e la cambiano, c'è il riscatto sociale, l'amicizia e l'insegnamento.

Un romanzo dallo stile semplice e scorrevole, dolce come la storia che racconta, sempre delicata e mai banale.
Un libro semplice, come la vita, di cui onestamente si sente l'esigenza in un mondo letterario ormai volto all'inverosimile e allo straordinario.

Per gli amanti dei libri, della ordinarietà e della bellezza della vita nella sua estrema semplicità.

Citazione:
“E' una proposta di matrimonio assai strana”, commenta lei. “Su, cala l'asso, A.J.”
“Tutto quello che posso dire...tutto quello che posso dire è che insieme ce la caveremo, te lo prometto. Quando leggo un libro, desidero che anche tu lo stia leggendo. Voglio sapere cosa ne pensa Amelia. Voglio che tu sia mia. Posso prometterti libri e conversazione e tutto il mio cuore, Amy”.

mercoledì 8 giugno 2016

Ogni giorno – David Levithan

Ogni giorno, David Levithan. Rizzoli (BUR). 374 pagine, brossura. 11,50 euro.

Voto: 8

Provate a immaginare di svegliarvi ogni mattina in un corpo diverso. 
Un giorno siete un ragazzo prestante e popolare, il giorno dopo una ragazza un po' sfigatella e bruttina, il giorno seguente avete un fratello gemello, e così via.

A è così. 
A è un'anima costretta a vivere ogni giorno in un corpo diverso di adolescenti. 
Ad A come vita sta bene, perché solo così riesce a godersi appieno ogni singola giornata  della sua stramba esistenza.
Finché non conosce Rhiannon. 
Finché non scopre cosa significhi la parola amore.

Ecco ciò che fa l'amore: fa venir voglia di riscrivere il mondo. Fa venir voglia di scegliere i personaggi, costruire la scenografia, guidare la trama.

Il romanzo di David Levithan, va oltre all'amore, riesce a dare insegnamenti molto validi, soprattutto per i giovani lettori.
Si mettono in tavola temi importanti quali l'andare al di là delle apparenze, in qualsiasi tipo di relazione, perché quando si vuole bene a un'altra persona le barriere estetiche crollano miseramente al suolo.

Di rado le persone si dimostrano attraenti quanto lo sono agli occhi di chi è innamorato di loro. E suppongo che sia giusto così.

Così come le barriere sessuali. Forti infatti sono i richiami all'amore omosessuale all'interno di questo romanzo. È quasi come se David Levithan volesse urlarci “Ehi! Guardate che il sesso, la razza, la bellezza non valgono niente quando si ama davvero!!”.

E questo è l'insegnamento più importante.

“Ogni giorno” è un libro dolce, mai volgare, in cui l'autore punta la sua attenzione sui sentimenti, quelli veri, che può realmente provare un sedicenne in subbuglio ormonale ed emozionale.
I personaggi descritti sono veritieri, le situazioni in cui si trovano sono autentiche, così come lo è di rimando il loro comportamento.

È per questo che consiglio questo libro soprattutto ai più giovani, perché lo trovo un bel romanzo moderno di formazione, in cui un ragazzo può ritrovarsi e un adulto può riguardare al suo passato di amori adolescenziali in modo bello e sereno.

Citazione:
Sul suo volto, nel suo corpo, c'è ancora paura. “Ma perché io? Non ha senso.”
“Perché sei meravigliosa. Perché sei gentile con una sconosciuta appena arrivata a scuola. Perché anche tu vorresti vivere la vita invece di immaginarla, essere al di là del vetro. Perché sei bella. Perché ballare con te nel seminterrato di Steve, sabato sera, ha acceso dentro di me I fuochi d'artificio. E quando ero sdraiato accanto a te in spiaggia ho avvertito una pace perfetta. So che credi che Justin ti ami, in fondo in fondo. Ma io ti amo in tutto e per tutto...”

mercoledì 1 giugno 2016

Wulf Dorn racconta “Incubo” | 30.05.2016 Milano | Corbaccio

Giornata decisamente uggiosa, in cui la pioggia ci ha fatto compagnia fino a sera, ma ovviamente ci vogliono più di due gocce d'acqua (si, insomma, alla fine pioveva a secchiate ma tant'è) per fermare le vostre eroine preferite!

Siamo state invitate da Corbaccio a un incontro esclusivo in casa editrice con Wulf Dorn. Non potevamo certo farci scappare l'occasione di sfoggiare il nostro tedesco sgangherato e di parlare con uno dei moderni maestri del thriller psicologico.

Armate di macchina fotografica, blocco per gli appunti, penne e libri ci dirigiamo alla sede dell'incontro e, dopo aver girovagato per i corridoi, siamo le prime a incontrare Wulf Dorn, quindi ci presentiamo con dei sorrisi impacciati e gli stringiamo la mano con occhi sognanti.

Dopodiché veniamo condotte, insieme ad altre blogger, in una sala in cui era già presente lo scrittore e la sua interprete, la quale, tra l'altro, merita una menzione speciale per la professionalità, simpatia e bravura. 
E così inizia un'intervista corale al nostro autore preferito. Per chi fosse interessato, parte dell'incontro è stato trasmesso in diretta su Facebook, qui trovate il video.

Mangiapagine, come al solito, non ha risparmiato le domande, anzi, è stato il primo a rompere il ghiaccio. Molte domande ci frullavano per la testa e abbiamo avuto modo di porle a Wulf che si è dimostrato davvero molto disponibile a dissipare i nostri dubbi.

In “Incubo” il protagonista è un ragazzino – e non un adulto, come solitamente troviamo in altri suoi lavori – e il nemico da affrontare non è qualcosa di concreto ma è la paura stessa. Come mai questa scelta?

La scelta del ragazzo sta nel fatto che si trova a metà tra il bambino e l'età adulta, è in un limbo, in cui si sente ancora troppo giovane, ma nello stesso tempo sta crescendo e per Wulf da bambini l'idea della perdita non esiste, mentre in un adulto è molto forte. 
Il tema centrale dell'intero libro è la perdita e la reazione a questa. E per l'autore stesso coincide con il suo incubo personale.

Anche in questo suo ultimo lavoro ritroviamo l'aiuto che la sua professione di logopedista continua a dargli. Per l'autore la parte psicologica del personaggio è molto importante e arriva nello stesso momento in cui pensa ai suoi personaggi da raccontare.

Così come è facile ritrovare l'ispirazione che gli viene da grandi della letteratura horror e di thriller, come per esempio il grande Stephen King e suo figlio Joe Hill, senza dimenticare Neil Gaiman. È stato proprio Wulf Dorn a citare questi famosi nomi del mondo del libro come i suoi più grandi maestri.

E l'evento è poi continuato con altre domande inerenti al libro e anche con curiosità personali, come per esempio il nostro desiderio di sapere come fosse la sua routine di scrittore. Insomma, una persona che scrive libri così angoscianti deve avere una vita elettrizzante!
E invece no. O meglio, Wulf Dorn è lo scrittore che vive nel modo più semplice del mondo. Ha degli orari stabiliti, scrive soprattutto al mattino e il tutto viene scandito da qualche pausa e nel pomeriggio, udite udite, fa cose molto noiose come la dichiarazione dei redditi!
Da questa risposta potete capire il personaggio divertente e simpatico che è questo autore. 

L'intervista si è chiusa con una domanda di rito: programmi per il futuro?
Wulf sta scrivendo un libro incentrato sui bambini (e non è stato facile farlo sbilanciare così tanto, credeteci!), anche se il suo cuore batte per la cucina tradizionale italiana, infatti ci ha raccontato che il suo sogno sarebbe quello di scrivere un libro di ricette.

Che dire, dopo questa splendida chiacchierata ci aspettiamo grandi cose da un maestro del thriller psicologico come Wulf Dorn.

Chissà, magari un domani potremmo trovarci davanti un libro su un cuoco killer!

venerdì 20 maggio 2016

“Il futuro di questo paese è nelle vostre teste” | Matteo Strukul | 12.05.2016 | Torino

Anche quest'anno Mangiapagine è andato al Salone Internazionale del Libro di Torino e come sempre è stato come visitare il paese dei balocchi.
Tantissimi stand (forse troppi) e tantissime nuove persone da conoscere. Questa volta ci siamo state con occhi più critici e ci siamo focalizzate soprattutto sulle piccole case editrici per conoscere un'offerta diversa.

E poi onestamente siamo andate anche e soprattutto per lui. Matteo Strukul, che alle 18.00 avrebbe tenuto un incontro per parlarci del suo ultimo romanzo “Il sangue dei baroni”. Non potevamo mancare!

Siamo state fortunatissime ad avere incontrato Matteo già qualche ora prima dell'evento, è stato bellissimo salutarsi e scambiare due chiacchiere in anteprima! È una persona molto semplice, alla mano e simpatica.

martedì 17 maggio 2016

Il grande animale - Gabriele Di Fronzo

Il grande animale, Gabriele Di Fronzo. Nottetempo. 161 pagine. 12,00 euro.

Voto: 8 ½

Questo romanzo ha per protagonista un dio.
Un dio che si chiama Francesco Colloneve.
Lui è l'uomo della fine; il confessore imparziale dell'ultimo atto di vita, colui capace di creare uno scarto labile e quasi inesistente tra vita e morte. 
Francesco ha il potere di donare l'immortalità.

venerdì 13 maggio 2016

Il rancore non dimentica - Luca Russo

Il rancore non dimentica, Luca Russo. Maglio Editore. 296 pagine. 15,50 euro.

Voto: 9

Ho appena pagato il caffè al mio barista di fiducia; non ho monete con me. Mi scambia la banconota che gli ho consegnato. Ritornano a me 10 euro. 
Li prendo tremante tra il pollice e l’indice della mano destra e li controllo. 
Leggo i loro segreti.
Fortunatamente, questi non ne hanno.
Le banconote invece che la gente di Bologna si ritrova casualmente tra le mani, svelano le più angoscianti, torbide, spaventose realtà: nomi di vittime casuali e innocenti, la loro data di morte e il modus operandi dell’assassino.
E’ questo ciò che avviene nel romanzo d’esordio di Luca Russo, “Il rancore non dimentica”, finalista del concorso letterario edizione 2016 Casa Sanremo Writers

martedì 10 maggio 2016

Fabio Cremonesi ci racconta Haruf | 9.5.2016 Milano | NNEditore

E' sempre doveroso prendersi del tempo per assimilare e gustarsi le belle giornate. 
Così abbiamo fatto anche questa volta, perché la mattinata di ieri è stata ricca e pregna di sorprese ed emozioni.

Il gentile e disponibile staff della NNEditore ha invitato Mangiapagine alla prima presentazione ufficiale di Haruf, in particolare dell'ultimo romanzo pubblicato “Crepuscolo”, in sede a Milano. A condurre l'evento il preparatissimo, simpatico e competente Fabio Cremonesi, traduttore delle opere dello scrittore americano. 

Per ovvi motivi è stato un incontro diverso dal solito, l'autore infatti è scomparso da poco e quindi è mancata la voce principale, ma Fabio è stato veramente un degno sostituto. Parlare con chi ha avuto l'onore di approcciarsi per primo alle opere di Haruf è stato meravigliosamente accattivante.

Si è spaziato molto tra l'esperienza diretta di Fabio come traduttore che ci ha raccontato il suo lavoro in modo dettagliato ma mai pedante, oltre a piccoli simpatici ricordi legati alla memoria di Haruf. Mangiapagine poi si è lanciato con tante (forse troppe!) domande, ma “Benedizione” (qui la recensione) ci è piaciuto così tanto e ci ha lasciato così tanti interrogativi, che ci sembrava doveroso dare sfogo alla nostra curiosità.

E poi siamo arrivati a “Crepuscolo”, l'ultimo libro della trilogia formata da “Benedizione” e “Canto della pianura”
Noi abbiamo visto il primo libro come incentrato sulla morte, mentre “Canto della pianura” è, per antonomasia, il racconto della nascita; e allora l'ultimo capitolo della serie come può essere considerato? Fabio si è trovato sicuro nel dirci che “Crepuscolo” parla d'amore, della pienezza della vita, fatta di cose belle e brutte, un romanzo “in fa maggiore” (cit.), in cui ritroviamo lo sguardo luminoso, di grazia e mai giudicante di Haruf.

Perché Haruf piace così tanto? Perché è un autore che racconta la vita così come è, racconta cose a cui ormai siamo disabituati, racconta le piccole cose quotidiane in mano a personaggi estremamente credibili.
Ecco il segreto del successo di questo autore.

Per ricordare Haruf, la NNEditore ha organizzato un flashmob previsto per Lunedì 16 maggio alle ore 18.00 in Piazza Duomo (qui tutte le info per l'evento) oltre ad altri appuntamenti legati al lancio di “Crepuscolo” in tantissime librerie.

Qui Mangiapagine vi lascia e scappa a finire di leggere i libri di Haruf e a riguardare le foto e gli appunti di una splendida mattinata in casa editrice.

Grazie ancora a NNEditore e a Fabio Cremonesi per averci regalato una giornata in compagnia di uno scrittore veramente eccezionale.

sabato 23 aprile 2016

Incontro con Marco Patrone a Verso Libri | 22.04.2016 Milano | Come in una ballata di Tom Petty

Milano. Venerdì pomeriggio.
Le vostre eroine preferite sono armate di cavalletto, telecamera, macchina fotografica e uno zaino con libri e prolunghe. 
Destinazione? La Libreria Verso in Porta Ticinese.
Scopo? L'incontro con l'autore Marco Patrone per la presentazione del suo romanzo d'esordio “Come in una ballata di Tom Petty”

E' una calda giornata primaverile nella libreria nel cuore della città di Milano. La sala che ci hanno riservato e piccola e accogliente. Piano piano incomincia a riempirsi di facce amiche e di altre che lo diventeranno presto.
La scaletta è pronta e con Marco sistemiamo gli ultimi dettagli. Il microfono funziona e la nostra postazione è sistemata.
Possiamo incominciare.
Marco esordisce leggendo l'incipit e uno stralcio del suo romanzo, perché non c'è modo migliore per presentare un autore che far parlare il libro dello stesso.
Piovono applausi, e sono solo i primi dei tanti che accompagnano l'evento.
Il clima è molto rilassato, Marco si presta alle nostre domande rispondendo in modo puntuale, chiaro e simpatico.
Si spazia dal libro in sé, i personaggi, quanto di autobiografico ci sia o meno, per poi arrivare al Marco scrittore con le curiosità di rito, perché Mangiapagine vuole a tutti i costi sapere le piccole manie degli scrittori e il loro percorso di pubblicazione.

E il tempo passa tra risate, letture e consigli letterari.

Un bell'incontro, un bel libro, un bravo autore dal quale ci aspettiamo molto altro ancora, belle persone e un clima piacevolissimo.

Grazie ancora a chi c'era di persona, a chi c'era col cuore da lontano, a chi ha scattato foto, a chi ha preso appunti e soprattutto, grazie ancora alla Libreria Verso e, ovviamente a Marco, che si è dimostrato un ottimo intrattenitore.

Con questo le vostre eroine vi salutano.
Chissà dove le porterà la prossima volta il mondo dei loro tanto amati libri...

mercoledì 20 aprile 2016

Incontro con Marco Patrone

Buongiorno lettori!
Oggi siamo qui per ricordarvi un appuntamento letterario importante.

Venerdì 22 aprile alle ore 19,00 presso la Libreria Verso (Corso di Porta Ticinese, Milano) le vostre eroine preferite presenteranno "Come in una ballata di Tom Petty" romanzo d'esordio di Marco Patrone.


Avrete la possibilità di scambiare due chiacchiere con l'autore e con le vostre beniamine di Mangiapagine.

Vi aspettiamo numerosi!

mercoledì 13 aprile 2016

Benedizione – Kent Haruf

Benedizione, Kent Haruf. NN Editore. 280 pagine. 17,00 euro.

Voto: 10

Fino a qualche tempo fa non conoscevo Kent Haruf, ma a maggio ho in programma un incontro in casa editrice per la pubblicazione dell'ultimo libro di questo autore, quindi, la mia curiosità ha preso il sopravvento e ho cercato subito “Benedizione”, suo primo lavoro.

Avete presente un colpo di fulmine? Ecco, è quello che è successo a me dalle prime pagine di questo libro.

Ho da sempre problemi a comprendere ed apprezzare la letteratura americana, quindi, nonostante la mia voglia di conoscere questo autore, ero un po' restia all'inizio della lettura, convinta che, come al solito, avrei trovato ostico anche questo libro.
Ma mi sbagliavo, eccome.
“Benedizione” è ufficialmente entrato nella mia personalissima classifica dei libri che mi hanno cambiato la vita.

Dopo aver letto qualche riga era già scoccato l'amore tra me e questo autore fantastico.
Ho provato le stesse emozioni che hanno scombussolato il mio cuore durante la lettura di Steinbeck, sì, credo lo si possa paragonare tranquillamente.

“Benedizione” è pura poesia. 
È la storia di Dad Lewis che si sta avvicinando alla fine della sua vita avvolto però dalle cure amorevoli della moglie Mary e della figlia Lorraine.
Da qui si dipanano le vicende di Alice, una bimbetta orfana dalla quale riscopriamo l'amore per le cose semplici della vita.
E ancora il nuovo e affascinante reverendo Lyle, che porta in cuore un segreto e che nonostante tutto continua a predicare la non violenza.
Tante vite, tanti personaggi descritti magistralmente, tante voci che concorrono a realizzare un romanzo corale e polifonico che tratta temi importanti in maniera estremamente delicata.
Haruf si lascia leggere in modo molto piacevole e quasi dispiace quando si arriva all'ultima pagina.

“Benedizione” si conferma un libro per tutti, per gli amanti di quelle storie delicate e dei bei tempi passati, quei racconti di paesotti e compaesani che sanno tutto di tutti, e che amano la vita semplice fatta di piccole cose.

domenica 10 aprile 2016

Incontro con Demetrio Paolin a Le Notti Bianche | 09.04.2016 Vigevano | Conforme alla gloria

Incontro di pelle

Ecco come definirei la presentazione che si è tenuta ieri, sabato 9 aprile, presso la libreria Le Notti Bianche di Vigevano. La conoscenza di Demetrio Paolin e del suo ultimo scritto “Conforme alla gloria” (ed. Voland) è stata una sperimentazione di sensi, moderata da Ivano Porpora.

Demetrio Paolin è candidato al Premio Strega. E ciò risulta ancora incredibile per lui, scrittore  ma prima ancora uomo umile e preparatissimo, incantatore con la sua voce.
Conforme alla gloria, viene spiegato, tratta di un quadro. Un quadro dal materiale particolare, segno atroce di ciò che è stato commesso nell'era nazista del mondo. E delle persone che ruotano attorno ad esso.
Heinrich, l'SS mai pentito, cattivo personaggio e lineare in questo fino alla fine; il figlio Rudolf, sindacalista, colui che deve fare i conti con l'eredità passatagli dal padre, e con lui tutta l'umanità intera.
Si parla di Enea, anche, e del suo antro spoglio dove tatua – a differenza degli studi a cui noi tutti siamo abituati; e si parla di Ana, la sua modella. Ma il protagonista forse per eccellenza è lei.

La pelle.
E la sua consistenza.

Ciò che – come lo stesso autore afferma - “decreta l'esistenza di una persona”. Ed è facile qui tornare con gli occhi gonfi di lacrime a quello che anche Demetrio Paolin ricorda nel suo libro (e casualmente ci legge durante l'incontro): ciò che è stato del tragico incendio alla filiale torinese della ThyssenKrupp; agli uomini, brandelli umani, inesistenti, fantasmi di sè stessi (cit.), proprio per la mancanza di ciò che noi tutti crediamo essere una sottile membrana, la pelle. La semplice superficie che separa il nostro corpo dall'esterno.
Ma ci dimentichiamo che anche la superficie è profonda, ha un suo spessore, e lo si può provare. L'inchiostro dei tatuaggi la penetra, si aggrappa ad ogni suo sottile strato e lì rimane per sempre. Avete bisogno forse di un altra prova?

Approcciarsi ieri per la prima volta a Conforme alla gloria è stato come ricordare a percepire i sensi; è stato come immedesimarsi in Rudolf nel momento in cui intinge il proprio indice nella tela tanto discussa, nell'assaggio tattile e gustativo che ha della stessa; è stata una riscoperta delle sensazioni che forse abbiamo perduto, così come l'idea del dramma, quel qualcosa che oggi ci sfugge di mano, che viene ingigantito nei momenti meno appropriati. E questo ce lo ricorda proprio Demetrio Paolin, ancora una volta procedendo a ritroso e portandoci davanti all'incredibile disumanità dell'epoca di lager e nazismo.

Ciò che è rimasto di ieri è un libro-etico, che piano piano si sta riempiendo di segni, di piccole tacche che devono rimanere ad imperitura memoria, come la sua storia, i suoi personaggi, e la percezione degli stessi.

giovedì 7 aprile 2016

#LEMINIRECENSIONI: "Straluna" - Giuseppe Pompameo

Straluna, Giuseppe Pompameo. Scrittura&Scritture. 128 pagine. 11,50 euro.

Voto: 8,5

Nuvàl. Luogo sperduto, il paradiso terrestre dove la vita scorre molto più lentamente rispetto al resto del mondo. Dove leggerezza, sogno e realtà convivono pacifiche insieme agli abitanti di quello strano paese. Personaggi affettivamente legati l’uno all’altro, ognuno dei quali si conosce per nome ma non sa nemmeno la propria età, perché qui, a Nuvàl, gli anni non sono importanti, così come non è importante il motivo per cui il postino Octavio Serna e i suoi amici si trovano proprio in quel posto dimenticato forse anche da Dio.

Octavio è il protagonista, solo, nonostante sia circondato da moltissimi amici; solo, come tutti le altre macchiette che gironzolano per Nuvàl, personaggi ai quali manca una metà. 
Al postino manca il fratello scappato in terre lontane, a Wanda il marito andato per mare perché il peso sulla terraferma era troppo consistente, a Cécile la donna amata, con cui ha fatto solamente una volta l’amore perché se l’avesse rifatto la notte successiva non sarebbe stato altrettanto magnifico, la perfezione esiste una sola volta. 
E come ogni paese isolato che si rispetti, ha il suo giullare, Dennis, che forse, di nuovo, tanto matto non è.
Personaggi a tratti comici come quelli che si possono ritrovare nei romanzi di Marco Malvaldi, ma molto più compassionevoli e malinconici, come quelli che Steinbeck ci fa conoscere nei suoi libri.
La vita scorre beata a Nuvàl; è un mondo fiabesco dove le vicende, abitudinarie, che seguono un ritmo altamente improbabile, hanno molto in comune con l’orizzonte onirico. Tutto sembra perfettamente statico. Fino a quando non arriva in tournée un circo un po’ particolare, e una lettera, indirizzata proprio al postino del paese. 
Fino a quando la realtà non irrompe con tutta la sua feroce carica.

“A Nuvàl, dove tutto, finora, è stato perfettamente plausibile, una fobia incontrollabile, sconosciuta fino a qualche giorno fa, adesso semina il terrore. La peggiore delle fobie, la realtà, invadente, che in un attimo può aprire una crepa nella vita di ognuno, fino a sconvolgerla. “E se capitasse, prima o dopo, anche a uno di noi ?”. Nessuno aveva il coraggio di darsi una risposta.”

Giuseppe Pompameo è stato magistrale. Straluna è il suo racconto lungo dove l’attesa di Buzzati si incontra con la solitudine e la mancanza; dove i ricordi sono il perno centrale e l’unica ragione di vita di esseri umani al limite dell’apatia; dove una sferzata di vento (quello che soffia solo a giorni dispari e alterni!) riesce a scombussolare le loro esistenze. E le stravolge, in un finale ad altissima tensione.

mercoledì 6 aprile 2016

Quattro chiacchiere con Alberto Fumagalli e il suo “Crysi”

Domenica mattina. Cavalletto, cinepresa e macchina fotografica in spalla. Nello zainetto un libro, “Crysi” di Alberto Fumagalli. E un foglio con una scaletta vista e rivista (e poi nemmeno tanto seguita, ma non importa, è servita come aiuto psicologico).
La città è silenziosa, in fondo è presto.
Arriviamo al negozio “Fatamorgana” che Enrico ci ha gentilmente prestato. Montiamo il set.

No qui non va bene, è troppo buio..
Alza un po' la voce!
Sposta questo scaffale ma giuro che poi lo risistemiamo com'era prima!
Sì, dai così è perfetto.

Arriva Alberto. E dopo i dovuti saluti di rito si dà inizio alle danze. 
L'idea era di fare un'intervista allo scrittore, ma poi si è trasformata in una chiacchierata con una persona deliziosa con cui è facile stare a proprio agio.
Si è parlato di tutto, da come è essere un giovane scrittore emergente in un mercato editoriale ormai saturo, del momento giusto in cui scrivere, di “Crysi", il secondo romanzo di Alberto, carico di una potenza stilistica che promette molto bene per futuri lavori, un romanzo polifonico in cui il giovane autore è riuscito a dare vita ai sentimenti e alle frustrazioni di una famiglia in cui purtroppo tutti riusciamo a ritrovarci. 
E ancora, la cosa che ci ha stupito è il fatto che Alberto Fumagalli sia, prima di tutto, un lettore. È stato bellissimo poter parlare di libri con una persona che ne conosce così bene il mondo.

Andate, guardate e godetevi questa chiacchierata stupenda con una persona altrettanto stupenda che, nonostante la giovane età, si è mostrata molto competente nella sua professione di giovane autore e lettore. 

È bello e doveroso dar voce a queste piccole realtà in modo tale che un giorno riescano a crescere ancora di più e a dimostrare il loro valore, in un mondo editoriale in cui tutto è già stato scritto, tutto è già stato visto e letto e si vuole respirare sempre di più un'aria di novità.
Alberto nel suo piccolo ci sta riuscendo, arrancando, sgomitando, facendosi conoscere e noi gli auguriamo tantissima fortuna.

Ci siamo lasciati dopo una pausa caffè lunga un'ora, in cui abbiamo criticato, parlato, scambiato opinioni su libri letti o da leggere, sulle nostre letture preferite e quelle che abbiamo in libreria ma ci manca il coraggio per iniziarle. 
E soprattutto ci siamo lasciati con dei progetti molto interessanti e accattivanti per il futuro.

Con queste poche righe vogliamo ancora ringraziare:
Alberto, che si è prestato alla nostra intervista.
Enrico, che ci ha gentilmente messo a disposizione il locale.
Voi lettori, che come sempre ci date delle soddisfazioni immense. 

Riprese e foto: © Gerardo Cassoli
Intervista a cura di: Vanessa e Veronica Cassoli

Cosa stai cercando?

Se sei una casa editrice puoi contattarci qui:

Mangiapagine on YOUTUBE