giovedì 31 gennaio 2013

"Il venerdì 13 ottobre 1820...

fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita. Erano le tre pomeridiane. Mi si fece un lungo interrogatorio per tutto quel giorno e per altri ancora. Ma di ciò non dirò nulla. Simile ad un amante maltrattato dalla sua bella, e dignitosamente risoluto di tenerle broncio, lascio la politica ov'ella sta, e parlo d'altro.
Alle nove della sera di quel povero venerdì, l'attuario mi consegnò al custode, e questi, condottomi nella stanza a me destinata, si fece da me rimettere con gentile invito, per restituirmeli a tempo debito, orologio, denaro, e ogni altra cosa ch'io avessi in tasca, e m'augurò rispettosamente la buona notte."


(Le mie prigioni - Silvio Pellico)

mercoledì 30 gennaio 2013

Una collezione da paura

Chi di voi legge e colleziona Dylan Dog e ha già acquistato il numero 317 in edicola da poche ore, lo sa già. No, non parliamo de L'impostore, la storia narrata nel succitato albo. Quella non l'abbiamo ancora letta.

La notizia bomba è contenuta nell'editoriale.
Il 21 febbraio 2013, allegato al quotidiano la Repubblica e al settimanale l'Espresso, esordirà nelle edicole italiane il primo volume della Collezione Storica a Colori di Dylan Dog. Seguendo la scia del successo lasciata da Tex e Zagor, ora tocca all'indagatore dell'incubo presentarsi in una nuova veste grafica, nel formato maxi, a colori, per un totale di 300 pagine a volume con uscite settimanali. La collana prevede la ristampa cronologica degli albi Bonelli e così nel numero 1, in vendita a solo 1 euro, troveremo tre storie indimenticabili: L'alba dei morti viventi, Jack lo Squartatore e Le notti della luna piena.
Ogni volume sarà impreziosito da articoli illustrati e firmati da Luca Raffaelli, Luca Crovi e Maurizio Colombo.

Se ancora non avete letto le prime storiche avventure di Dylan Dog, questa è un'occasione da non perdere. Ma anche se leggete la serie regolare in edicola, possedere questi albi colorati sarà una tentazione difficile da respingere. Per quanto ci riguarda abbiamo già avvisato il nostro edicolante di metterci da parte il numero 1.

Il lamento del prepuzio - Shalom Auslander

Il lamento del prepuzio, Shalom Auslander. 2008, Guanda, 270 pagine.

Quante volte abbiamo dato la colpa a Qualcuno più grande di noi per le piccole disgrazie quotidiane? Quante volte abbiamo invocato un'entità invisibile che ci guida per aiutarci o semplicemente per mandare tutto all'aria dopo un fallimento?
Ecco, e se magari quell'Essere superiore un giorno si incazzasse e ci facesse pagare tutte le maledizioni, le invocazioni supplichevoli e moleste, come ci comporteremmo?

Con Il lamento del prepuzio Shalom Auslander ripercorre le tappe della sua vita da ebreo ortodosso a New York fatta di divieti, punizioni, Shabbat da dimenticare, fino all'imminente nascita di suo figlio, il tutto condito da riviste pornografiche, marijuana e hamburger per andare contro a un Dio che fa di tutto per rovinargli ogni piccola gioia. Shalom crede infatti all'esistenza di un Dio personale, un Dio cioè che ce l'ha personalmente con lui tanto da rendergli la vita un inferno.

Detto tra le righe, credo che comunque, in fondo i due siano diventati col tempo degli ottimi amici, nonostante tutto.

Il lamento del prepuzio può sembrare un libro a prima vista esilarante, divertente, ironico e pungente, ma se si scava in profondità si riescono a trovare interrogativi a cui è difficile dare una risposta univoca ed esatta.
Il Dio di Auslander è un Dio cinico e vendicativo, che instaura uno scontro all'ultimo sangue con il protagonista. Ma è davvero così? Esiste un Dio così subdolo oppure è il risultato della paura instaurata in Shalom Auslander frutto di un'educazione religiosa troppo rigida? La fede può portare davvero ad avere una paura inconscia di essere giudicati per ogni singola azione compiuta?

Consigliato a: è un libro che apprezzeranno tutti gli amanti dello stile cinico e sarcastico tipico degli scrittori ebrei. Auslander infatti non si smentisce e crea una sorta di autobiografia che descrive con amara ironia il proprio rapporto con Dio.

Citazione: 
“Gli dicevano che poteva distruggere il mondo intero. Gli dicevano che poteva sollevare le montagne. Gli dicevano che poteva dividere il mare. Era importante mantenerlo di buon umore. Quando obbedivano a quanto gli aveva comandato, gli piacevano. Gli piacevano talmente tanto che uccideva quelli a cui non piacevano. Ma quando non obbedivano a quanto gli aveva comandato, non gli piacevano. Li odiava. Certi giorni li odiava talmente tanto che li uccideva. A volte invece lasciava che altri li uccidessero. Questi giorni li chiamano «giorni di festa». Per Purim, si ricordano di quando cercarono di ucciderli i persiani. Per Pesach si ricordano di quando cercarono di ucciderli gli egiziani. Per Chanukkah si ricordano di quando cercarono di ucciderli i greci «Sia Egli benedetto» pregavano. Per crudeli che fossero queste punizioni, non erano niente in confronto alle punizioni che gli elargiva Lui in persona. Allora arrivavano carestie. Arrivavano alluvioni. Arrivava furibonda la vendetta. Hitler avrà pure sterminato gli ebrei, ma questo signore ha inondato il mondo”.

martedì 29 gennaio 2013

Le stelle

"Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua."

(Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry)

lunedì 28 gennaio 2013

Ubik - Philip K. Dick


Ubik, Philip K. Dick, Fanucci editore, 240 pagine.

Io seguo i consigli letterali solo di poche ed elette persone. Mio cognato è entrato a far parte della cerchia dopo avermi parlato di Ubik, fantascienza e surrealtà allo stato puro. Mi sono persa nello stile secco e angosciante di Dick ed è stato difficile tornare alla realtà (“realtà? Quale realtà?”).
Sì, perchè di realtà (diverse) si tratta.

Ci troviamo nel futuro, precisamente nel 1992. La realtà principale è quella in cui si trovano Joe Chip, protagonista indiscusso del romanzo, ed i suoi compagni della Runciter Associates (agenzia di neutralizzazione); una realtà moderna, tecnologica, dove le macchine hanno la meglio sugli esseri umani e sono capaci di spillare loro quattrini anche per farli uscire dalla propria casa. E' una dimensione, questa, fatta di viaggi sulla Luna, di dinamitardi nascosti e di morte (Glen Runciter, presidente della omonima agenzia, sarà il primo a morire). Da qui partirà il contrattacco da parte del protagonista nei confronti di Ray Hollis, ideatore e artefice dell'offensiva “lunare”.

Una volta fatto ritorno a casa però, Joe e i suoi compagni si ritrovano in un mondo completamente sballato. Notano il cambiamento fin dalle minime cose: il caffè ammuffito, la panna inacidita, il telefono – ultimo modello - che fino a qualche ora prima continuava imperterrito a domandare monete per poter fare il suo lavoro, ora risulta essere tornato come quello dei “bei vecchi tempi”, dove all'altro capo la gentile signorina rispondeva “prego, il numero?”.
Tutto è scombussolato. La realtà è scombussolata. E' tornata indietro nel tempo, precisamente nel 1939. E' strana. Come strani si sentono, lentamente, mano a mano che il tempo passa, Joe e i suoi colleghi. Uno per uno saranno divorati, accartocciati, destrutturati. E raggiungeranno la morte.

E allora lo scopo ultimo del protagonista sarà lottare.
Lottare contro chi ha portato ad un cambiamento così drastico, chi ha portato alla dissolvenza i suoi amici, tra esperienze improbabili e incontri ravvicinati quasi impossibili, chiedendosi quale sia il vero mondo.

Per scoprire forse che alla fine è tutto un gioco. Un gioco del più forte. Un gioco di colui che guarda dall'alto e tutto controlla (e ride, anche). Metà campo occupata dai “buoni” e l'altra metà dai “cattivi” (o dal “cattivo”?). L'eterna lotta tra il Bene e il Male contestualizzata in un ambiente fantascientifico, dove tutto è il contrario di tutto, dove dall'alto scende indisturbato il “Salvatore” del mondo, Ubik, ancora una volta figlio del commercio del tempo, uno spray capace di far tornare tutto “come prima”; ma è anche la mano amica; ma è anche Ella la donna angelo; ma è anche il nulla che pervade l'aria attorno ai protagonisti.

Dick con maestria si diverte beffardamente e sadicamente a prendersi gioco di noi: ci fa trattenere il fiato insieme ai personaggi e ci fa piangere e soffrire con loro; ci fa provare palpitazioni e ci fa costantemente voltare indietro la testa per controllare se siamo seguiti o no. Ci fa tirare un sospiro di sollievo verso la fine, per poi burlarsi di nuovo e farci ricominciare da capo.

Sì, perchè “Ubik” è questo: un cerchio, una storia concentrica che non finisce mai e che ritorna sempre all'inizio. Che destabilizza. E che da' un suggerimento: controllare sempre le istruzioni per l'uso!

Consigliato a: chi vuole avvicinarsi alla fantascienza attraverso un viaggio allucinogeno senza dover assumere necessariamente droghe di alcun tipo.

Citazione:
"Da quando, chiese Don Denny a Francy, hai bisogno di droghe psichedeliche per ottenere allucinazioni? Tutta quanta la tua vita non è altro che un'allucinazione ad occhi aperti."

domenica 27 gennaio 2013

"Voi che vivete sicuri...

nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
"

sabato 26 gennaio 2013

venerdì 25 gennaio 2013

Vita di P - Yann Martel

Vita di P, Yann Martel, 2001, Piemme, 334 pagine.

Vita di P narra di un viaggio. Un viaggio non solo fisico, ma anche spirituale e di formazione, al termine del quale il protagonista non sarà più il ragazzino conosciuto nelle prime pagine del romanzo, ma un sopravvissuto e di conseguenza un uomo fatto e finito, nonostante la giovane età.

Yann Martel, dopo aver abbandonato l’idea di un romanzo ambientato nel Portogallo del ’39 (come lui stesso ci spiega nel prologo), decide di raccontare la storia di Piscine Molitor Patel, 40enne indiano emigrato a Toronto, in Canada. Mister Patel, detto Pi, è stato protagonista di una storia incredibile che l’autore canadese riesce a fare rivivere, pagina dopo pagina, sulla pelle del lettore.

Vita di P è un romanzo che si divide in tre parti.

Nella prima, a mio parere la più bella, vediamo il sedicenne Pi in India, alle prese con gli animali dello zoo gestito dal padre, con la scuola, con la famiglia e soprattutto con la religione. Pi abbraccia ogni tipo di culto perché alla fine Dio è uno solo e uguale per tutti ("Tutte le religioni sono vere" come diceva Gandhi). Un ragionamento talmente semplice da non essere capito dal mondo dei grandi. In questa parte del libro è anche di estremo interesse come il protagonista spieghi i comportamenti di ogni animale dello zoo e come dimostri che uno zoo in regola e ben curato non sia quel mostro che alcuni animalisti detestano. Sono tante le perle di saggezza spiazzanti che Pi ci insegna e con l’aiuto dell’umorismo la lettura scorre piacevolissima.

Alla fine le vicende politiche e le condizioni di vita dell’India costringono la famiglia di Pi a trasferirsi in Canada e, con una moltitudine di animali al seguito, s’imbarca sul Tsimtsum, un mercantile giapponese battente bandiera panamense.

La seconda parte del libro è quella avventurosa. Lo Tsimtsum affonda e a salvarsi sono solo Pi, una zebra, una iena, un orango e Richard Parker, una tigre del Bengala. Non darò troppo dettagli su questa parte di romanzo e lascio a voi il piacere di sopravvivere insieme al protagonista e ai suoi curiosi ospiti. Come ho scritto prima, ho preferito la prima parte del libro a questa. Qui, a mio modesto parere, Martel insiste troppo sui medesimi particolari: indubbiamente Pi vive e rivive le stesse cose, giorno dopo giorno. Ma questa insistenza di descrizioni e situazioni fa perdere qualcosa al flusso narrativo.

La terza parte è sorprendente. Qua scopriamo che la storia può avere un finale diverso da quello che abbiamo conosciuto. Sta al lettore optare per quello che preferisce, ma non sarà difficile tale scelta.

Non ho visto la trasposizione cinematografica uscita nel dicembre scorso, quindi non sono in grado di fare paragoni. Ma posso affermare che Vita di Pi, il romanzo, è una lettura piacevole, avventurosa e a tratti sorprendente. Consigliata a tutti, ma forse meglio dai 14 anni in su: questo per apprezzare in pieno la prima parte per via dei concetti espressi.

Consigliato a: chi non crede in Dio e a chi ama l’avventura, il mare, gli animali e la natura anche quando sa essere cruda e spietata. Vita di Pi va letto dalla prima all’ultima pagina senza pregiudizi di sorta.

Citazione
: “Il primo amore non si scorda mai; gli amori successivi si aggrappano alla sua scia.

giovedì 24 gennaio 2013

"Era una gioia appiccare il fuoco


Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla solida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi a ingiallirlo e infine ad annerirlo."

(Fahrenheit 451 – Ray Bradbury)

mercoledì 23 gennaio 2013

Top 10 libri di Natale - a cura di Veronica

La mia è una famiglia di avidi lettori ed è tradizione che per Natale ci si regali libri; anche quest'anno non è stato da meno e mi sono accaparrata parecchi titoli, dieci dei quali sono già stati divorati dalla sottoscritta in questo periodo.
Oggi vi propongo quindi la mia top 10 dei libri di queste vacanze invernali, sperando di potervi essere utile e darvi qualche suggerimento interessante per le vostre future letture.

10° posto
“Jane e la disgrazia di Lady Scargrave (Le indagini di Jane Austen)” di Stephanie Barron: un giallo che a prima vista poteva sembrare interessante – soprattutto per un'amante di Jane Austen quale sono io – ma che purtroppo mi ha lasciata con l'amaro in bocca. Il libro risulta lento e i fatti incominciano ad ingranare nelle ultime pagine, senza comunque sorprendere più di tanto il lettore (siamo lontani anni luce dai gialli di Poirot capaci di tenere col fiato sospeso fino all'ultima riga). Voto: 5

9° posto
“Il regno animale” di Francesco Bianconi: questo libro è l'ennesimo esempio che chi nasce cantante non può morire (anche) scrittore. Bianconi ha creato un mondo del classico trentenne emigrato a Milano per lavoro e l'ha condito con frasi fatte, luoghi comuni e con il suo ego smisurato che ha reso il tutto noiosamente ovvio. Voto: 5

8° posto
“Il giro di vite” di Henry James: un classico che avrebbe dovuto far paura ma che invece mi ha messo addosso solo una leggera angoscia – data sostanzialmente dal fatto che i due protagonisti sono dei bambini odiosi e spocchiosi. Voto: 6 perché lo stile di James non è male.

7° posto
“Cose di Cosa Nostra” di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani: un libro che raccoglie stralci di interviste fatte al magistrato siciliano e che cerca di spiegare ai neofiti in che cosa consiste Cosa Nostra. Un libro documento e documentario di un'Italia che gioca a nascondino e che forse ci governa a nostra insaputa. Voto: 7

6° posto
“La vita davanti a sé" di Romain Gary: una storia tenera e cruda allo stesso tempo di un bambino affidato alle cure di una ex prostituta ebrea scampata ai campi di concentramento. Voto: 7 + 

5° posto
“Dei bambini non si sa niente” di Simona Vinci: i giochi macabri di un gruppo di ragazzini corrotti da un mondo adulto fatto di sesso, schifo e violenza. E' un libro veramente molto forte e in alcuni punti tocca picchi assurdi di orrore e morbosità, accostatevi quindi solo con cuore e testa liberi da qualsiasi morale. Voto: 7 ½

4° posto
“I fiori blu” di Raymond Queneau: un libro in cui sogno e storia si fondono e si confondono. Universi paralleli e molteplici. Doppia voce narrante ma forse è solo una. Tradotto da Calvino, quindi non poteva non essere amore. Voto: 8

3° posto
“Il ventre di Parigi” di Émile Zola: il mercato di Parigi, i vicoli in cui l'amore è nelle sue forme più pure, due fratelli divisi da un destino contrapposto e poi ritrovati per perdersi di nuovo, il tutto magistralmente raccontato da Zola, il quale è in grado di creare immagini bellissime che sembrano cartoline stampate sotto forma di parole. Voto: 8 ½

2° posto
“Le correzioni” di Jonathan Franzen: un romanzo moderno in cui protagonista è una classica famiglia che pretende di mostrarsi assolutamente perfetta agli occhi delle persone. Purtroppo – e per fortuna – le famiglie perfette non esistono, questo è il mantra e il messaggio del libro da ripetere e tenere presente sempre. Voto: 8/9

1° posto
“Ubik” di Philip K. Dick: a me la fantascienza non piace, ma “Ubik” è stata la rivelazione di questa serie di letture. La storia è intrigante, angosciante e malata e lo stile di Dick riesce a mantenere l'attenzione del lettore fino alla fine. E' un libro che fa pensare tremendamente e riesce a scardinare le più piccole certezze che si hanno. Innocuo se usato secondo le istruzioni. Voto: 9 ½

Tirando le somme: Dick è stato una bella scoperta, così come Franzen e Zola, tre autori completamente diversi per epoche, stili e generi, ma che sono riusciti a riempire le fredde e lunghe sere delle mie vacanze al meglio.

martedì 22 gennaio 2013

lunedì 21 gennaio 2013

La cena - Herman Koch


La cena, Herman Koch, 2009, BEAT, 255 pagine.

Cosa succede quando due coppie legate da un vincolo famigliare indissolubile si ritrovano a cena in un ristorante di lusso? E soprattutto, cosa accade se entrambe non hanno il fegato di arrivare all'argomento “clou” per il quale sono lì?
Si sciorinano un numero imprecisato di chiacchiere, che va dall'ultimo film visto al cinema, alla politica, al razzismo, al cibo servito in porzioni minuscole su ampi piatti bianchi. Il tutto, contornato dalle chiare, esaurienti, (inutili?) spiegazioni futili del maitre che fa da cornice ai quattro personaggi seduti al tavolo.

Sì, perchè la scena è tutta lì: attorno ad un tavolo, passando dall'aperitivo (“della casa, 10 euro!!!”) ai primi piatti, fin verso il dolce, il digestivo e per finire, la mancia. I fratelli Lohman con le rispettive mogli si destreggiano ad evitare in tutti i modi possibili il fatto che li ha uniti, quella sera, lì: il futuro dei loro figli.

Rick e Michel sono quindicenni insospettabili, bravissimi studenti e pacati cugini. Fino a quando una sera non decidono di compiere una bravata insieme al cugino adottivo Beau (soprannome da loro datogli poiché proveniente dal Burkina Faso). Picchiano, deridono e sviliscono una barbona che ha cercato rifugio per la notte in uno sportello per il bancomat. Non paghi di ciò, la uccidono a mente fredda in un modo spietato: le danno fuoco.

I genitori dei ragazzi vengono portati a conoscenza dell'accaduto solo grazie alle immagini trasmesse dai telegiornali e sfidando la “convenzione di privacy” che dovrebbe esistere in ogni famiglia: controllando i video salvati sul cellulare dei propri figli.

Si apre così la “provocazione” di questo romanzo: come poter conciliare l'amore, l'affetto famigliare con la morale e il rispetto per la vita, ormai distrutta e finita, di un altro essere umano? La chiave del romanzo sta tutta qui: il dramma dei genitori di non riuscire a fare la scelta più oculata per salvare i propri figli, nonostante l'azione punibile e aberrante che essi hanno messo in atto.

Koch magistralmente tra una portata e l'altra fa vivere nel lettore l'ansia, la trepidazione, sentimenti contrastanti che convivono negli animi dei quattro personaggi principali; con loro, riusciamo a scavare nell'intimità di due famiglie (o meglio, di una grande famiglia) ormai “viziate”, crepate da quell'azione “spensierata” causata dai più giovani loro membri. 
Una scelta, alla fine, verrà fatta. Ma chissà se sarà davvero quella giusta, quella che terrà conto di ogni fattore, famigliare e non.

Consigliato a: chi ama i thriller in formato “ridotto”, accompagnati da uno “schizzinoso” piatto di gamberi di fiume in vinaigrette di dragoncello e cipolline, e una bottiglia di Chablis. E, non per ultimo, a chi ama le “epopee famigliari”, con i loro intrighi, i loro segreti, in formato mignon.

Citazione:
“Si potrebbe aggiungere che le famiglie infelici, e soprattutto le coppie infelici, non riescono mai a stare da sole. Più testimoni ci sono, meglio è. L'infelicità è costantemente alla ricerca di compagnia. L'infelicità non tollera il silenzio, specialmente quei silenzi imbarazzanti che calano quando si è soli”.


domenica 20 gennaio 2013

"Tutti i bambini, tranne uno, crescono.

Lo sanno presto che cresceranno e Wendy lo seppe a questo modo.
Un giorno, quando aveva due anni, giocando in un giardino, colse un fiore e lo portò di corsa a sua madre.

C'è da pensare che la bimba, in quell'atteggiamento, sembrasse deliziosa poiché la signora Darling appoggiò le mani al cuore ed esclamò: «Oh, perché non puoi restare così per sempre?»


Questo fu tutto quanto passò tra di loro sull'argomento, ma, da allora, Wendy seppe che sarebbe dovuta crescere.


Tutti, dopo i due anni, scopriamo questa verità. I due anni sono il principio della fine".


(Le avventure di Peter Pan - James Matthew Barrie)

sabato 19 gennaio 2013

Il bacio

"Il nostro unico bacio fu come un caso, come un bellissimo arcobaleno su una pozza di benzina."

(Amabili resti - Alice Sebold)

venerdì 18 gennaio 2013

Intervista col Vampiro - Anne Rice


Intervista col Vampiro, Anne Rice. 1976, Tea, 364 pagine.

Siete cresciuti o cresciute col mito di Twilight pensando ai vampiri in modo romantico, sognando l'amore con un principe immortale? O forse avete letto Dracula di Bram Stoker, dove il cattivo è solo cattivo e il buono è solo buono?
È il momento di crescere, gente; di guardare in faccia la realtà, di conoscere l’essenza della stirpe vampiresca. È il momento di leggere Anne Rice.


Intervista col Vampiro è un romanzo scritto nel 1976, capostipite della lunga saga “Le cronache dei vampiri”. La Rice, attraverso l’intervista che il giovane Daniel Molloy fa al vampiro Louis de Pointe du Lac, ci riporta al 1791 nelle piantagioni di indaco sul Mississipi, vicino a New Orleans. Lì, all’età di 25 anni, Louis viene trasformato in vampiro dal terribile e malvagio Lestat per il quale il protagonista prova un sentimento di ripulsa ma anche di attrazione. Con Lestat, Louis forma una sorta di macabra famiglia quando a loro si aggiunge la bambina vampira Claudia, il personaggio forse più suggestivo dell’intero romanzo e il più angosciante: pensate solo alla condizione di restare bimba per sempre nel corpo, ma crescere come un’adulta mentalmente e sentimentalmente. Proprio per questo motivo Claudia odia Lestat, colui che l’ha fatta diventare una non-morta, e organizza il suo omicidio. Senza Lestat, Louis e Claudia viaggiano fino in Europa alla ricerca di domande senza risposte sulla loro condizione. Giunti a Parigi, conosceranno Armand e il Teatro dei Vampiri e sarà un incontro, sotto aspetti diversi, fatale per entrambi.

Intervista col Vampiro è un romanzo eccezionale. Anne Rice, definita non a caso “la regina delle tenebre”, ci ammalia con le descrizioni, gli odori e i sapori prima di New Orleans e poi di Parigi. Ma soprattutto l’autrice ci spiattella in faccia l’inutilità dell’essere immortali: man mano che il tempo passa tutto diventa futile, inutile, proprio come il vivere per sempre senza invecchiare mai. Vivere e sopravvivere è maledettamente più complicato per un vampiro rispetto a un uomo mortale; un vampiro deve uccidere per vivere, non può mai vedere la luce del sole e una volta che riposa nella bara è un rischio perché chiunque, scoprendola, potrebbe aprirla ed esporre chi vi giace alla luce del giorno.

Alla fine che senso ha vivere per sempre in questa condizione? Qual è lo scopo o il fine? Inevitabilmente sopraggiunge la solitudine e l’apatia trionfa: la morte dei sentimenti e delle emozioni è la peggiore di tutte.

Consigliato a: chi conosce solo il mito moderno dei vampiri fatto magari di buoni sentimenti e troppo romanticismo. A chi in un romanzo cerca qualcosa di più di una bella storia seppur fantastica. Il testo della Rice è anche filosofia sulla condizione umana

Citazione: Non innamorarti della notte così follemente da non riuscire più a trovare la strada.

"Succedeva sempre che a un certo punto

uno alzava la testa... e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. 

Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui l'America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, si era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona... prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi... gli ha preso un po' la mano, ha fatto l'America...
Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno."

(Novecento - Alessandro Baricco) 

giovedì 17 gennaio 2013

A sud del confine, a ovest del sole - Haruki Murakami


A sud del confine, a ovest del sole, Haruki Murakami. 1992, Feltrinelli, 210 pagine.
Attualmente non disponibile. Si vocifera che entro la prima metà del 2013 venga nuovamente ristampato.

Un romanzo scorrevole e che tiene incollato il lettore soprattutto nella seconda parte. Ti fa precipitare nell'abisso tipico e indiscusso di Murakami.
L'elemento onnipresente in quasi tutti i libri di Murakami è la musica jazz. Come se fosse un ingrediente indispensabile che da quel tocco di classe per la buona riuscita di una ricetta.
È un romanzo delicato e infinitamente reale, a volte il destino si prende gioco di noi, ci avvicina e ci allontana con tanta rapidità da non darci il tempo di ottenere le giuste risposte, ma solo confronti.
Non ho potuto fare a meno di notare la fragilità e la paura nell'affrontare alcune tematiche della vita trasmesse nella lettura; sembrerebbe la descrizione di un periodo difficile dell'autore stesso.


Narra la storia principalmente di Hajime e Shimamoto, rispettivamente uomo e donna; dapprima adolescenti che frequentano gli stessi banchi di scuola per poi dividersi le proprie strade e rincontrarsi a distanza di anni. Hajime sembra sentirsi a disagio alcune volte di fronte a Shimamoto che invece è una ragazza attenta e più sveglia di lui; conserva in parte questa caratteristica anche da adulto.
Più volte nel corso della narrazione mi sono domandato se Shimamoto non avesse capito della debolezza del suo amico per approfittarsene in parte.
Hajime a differenza di Shimamoto che ha un ruolo più misterioso e non si intuisce facilmente che vita avesse, gestisce due jazz bar a Tokyo, ottenuti grazie alla ottime risorse economiche del suocero. Il ragazzo colse la palla al balzo sposandosi a trent'anni una donna meravigliosa e ricca.
Hajine è la tipica dimostrazione dell'essere umano che non prende sul serio la vita forse per le troppe volte che è riuscito a farla franca, ma ha un grande nemico che si trascina sulla propria schiena: l'illusione.


Leggere è in parte anche guardarsi allo specchio.
Forse questo è uno dei concetti che Murakami vuole trasmetterci in questo romanzo. Se da una parte ci viene voglia di cedere alla provocazione e "sputare" sentenze sulla vita di Hajine, dall'altra sentiamo un freno inibitore che ci colloca in un punto riflessivo con noi stessi, rimaniamo intrappolati nella fitta ragnatela di Murakami e finiamo per confrontare la nostra esistenza con quella di Hajine.
 

Mi aspettavo decisamente un finale diverso, ma credo che sia stato proprio per il volere dell'autore.
Credo che l'essenza presente in "A sud del confine, a ovest del sole" sia in queste parole prese all'interno del romanzo: "Devi sapere che, per chi si aspetta, l'espressione un po' non da nessuna idea di quanto tempo si intende veramente. Ma a volte è necessario usare un po'. Ci sono casi in cui è l'unica parola possibile. Anche forse è una parola di cui non si può proprio stabilire il valore."
Quella che per noi è la realtà, fino a che punto lo è davvero e fino a che punto è quella che noi percepiamo come tale? Spesso è addirittura impossibile distinguere tra le due.
Consigliato a: coloro che amano Murakami e non sono ancora riusciti a leggere questo testo, vi invito a recarvi in biblioteca! Alle persone pessimiste così potranno sentirsi decisamente meglio. Alle persone ottimiste così apriranno gli occhi e smetteranno di credere che il Principe Azzurro e la Fata Turchina esistono da sempre, come Pegaso il cavallo alato che galoppa per aria per la quale mi sono posto troppe domande...
Recensione a cura di Conte; qui il suo blog: http://pazzoconte.wordpress.com/

mercoledì 16 gennaio 2013

"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro,

ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.
Tutto era sossopra in casa degli Oblònskije. La moglie era venuta a sapere che il marito aveva avuto un legame con una governante francese ch'era stata in casa loro, e aveva dichiarato al marito che non poteva vivere con lui nella stessa casa. Questa situazione durava già da tre giorni ed era sentita tormentosamente e dagli stessi coniugi, e da tutti i membri della famiglia, e dai familiari. Tutti i membri della famiglia e i familiari sentivano che la loro coabitazione non aveva senso e che le persone incontratesi per caso in una locanda erano più unite fra loro che non essi, membri della famiglia e familiari degli Oblònskije. La moglie non usciva dalle sue stanze; il marito non era in casa da tre giorni; i bimbi correvano per tutta la casa come sperduti; la signorina inglese s'era bisticciata con la dispensiera e aveva scritto un biglietto a una amica, chiedendole di cercarle un nuovo posto; il cuoco se n'era andato via già il giorno prima durante il pranzo; la cuoca della servitù e il cocchiere s'erano licenziati."

(Anna Karenina - Lev Tolstoj)

martedì 15 gennaio 2013

Personaggi: Hercule Poirot, il sagace investigatore belga creato dalla penna di Agatha Christie

L'anno scorso in questo periodo ricordo che ero alle prese con la stesura della tesi e gli ultimi due odiosissimi esami in università; in casa si respirava un clima di tensione e chiunque mi passasse di fianco sapeva che laurea e quantotimancaperfinire? erano argomenti tabù, così tutti mi giravano alla larga.
Era palese che necessitassi di una dose abbondante di tranquillità o di un sedativo, a scelta. Un giorno mi viene il pallino di leggere qualcosa di Agatha Christie, un po' perché il giallo come genere mi è sempre piaciuto e mi aiuta a non pensare alle mie piccole beghe quotidiane, e un po' perché ne avevo sempre sentito tessere le lodi da parte di padre e di sorella.
Così prendo in mano "L'assassinio di Roger Ackroyd" e mi si apre un mondo nuovo e fantastico, il mondo di Hercule Poirot, l'investigatore belga (scambiato sempre per francese, con suo enorme disgusto) dalle celluline grigie finemente arrovellate.


Carta d'identità:
nome: Hercule Poirot
nazionalità: belga
professione: investigatore
nato il: 1920
primo romanzo: "Poirot a Styles Court"
totale romanzi/ raccolte di racconti da protagonista: 38
filmografia: 12 pellicole girate tra il 1931 e il 2001

Poirot è il protagonista della maggior parte dei romanzi di Agatha Christie - nonché mio eroe personale e il più bel personaggio mai costruito nella storia del giallo.

E' un investigatore sagace, intuitivo, si muove agile come un gatto e riesce sempre a scoprire il colpevole prendendosi gioco dei ragionamenti contorti del lettore, quasi dicesse "Mon ami, non serve arrovellarsi troppo su particolari di poco conto, basta un sano e semplice lavoro di celluline grigie".
In ogni romanzo la Christie riesce a stupire il lettore con le deduzioni dell'investigatore belga, ma ammetto che gli ultimi libri risentono un po' della vecchiaia della buona vecchia zia Agatha e ciò va a discapito della descrizione minuziosa delle indagini di Poirot, favorendo invece una prosa quasi più frettolosa in cui il nostro eroe appare solo nei capitoli finali a fare da collante per gli interi casi.

A questo proposito vorrei stilare una pseudo-classifica di casi che un vero intenditore di Hercule Poirot non può fare a meno di leggere: primo fra tutti il già precedentemente citato "L'assassinio di Roger Ackroyd" che, nonostante non sia il primo romanzo che vede Poirot come protagonista, credo che renda magistralmente l'idea di cosa significhi tenere il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina; per secondo direi assolutamente "Assassinio sull'Orient Express" nonostante sia diventato ormai troppo mainstream, è comunque da citare tra i migliori gialli con un Poirot che ricostruisce in maniera magistrale un delitto ideato in maniera ancora più magistrale dalla penna della Christie; infine a parimerito propongo "Il ritratto di Elsa Greer", "Poirot sul Nilo" e "Poirot e i quattro" tre esempi di gialli che si trasformano quasi in thriller per morti, intrighi e passione.

Concludendo, posso dire di avere un ricordo stupendo della lettura di tutta la serie dei casi risolti da Hercule Poirot e ancora oggi non ho trovato nessuno scrittore che è riuscito a tenermi incollata alle pagine come è riuscita Agatha Christie con questi romanzi, tanto che ne consiglio la lettura a tutti coloro che amano lo stile retrò e che vogliono cimentarsi nella sfida contro l'infallibile investigatore.

Ve lo dico subito, vincerà sempre lui, ma è bello ugualmente.

lunedì 14 gennaio 2013

domenica 13 gennaio 2013

Invisible monsters - C. Palahniuk

Invisible Monsters, Chuck Palahniuk. 1999, Mondadori, 238 pagine.

La bellezza è un'arma a doppio taglio: seduce, ammalia ma può anche rendere invisibili. Non ci credete? Provate a chiederlo a Shannon.

Shannon McFarland è una top model bellissima e di successo, ma un giorno mentre sta guidando viene orrendamente sfigurata da una fucilata. Shannon dopo l'incidente è incapace di parlare e rimane con metà volto. E' un mostro invisibile.

Oltre a questa già pesante dose di sfortuna, Shannon viene tradita dal fidanzato Manus e dalla sua migliore amica Evie, anch'essa modella, nonchè ennesima sciacquetta.

Tutto inizia a prendere una piega diversa quando Shannon incontra in ospedale la Principessa Brandy Alexander, un magnifico transessuale a cui manca l'ultima operazione per diventare una donna vera. Le due diventeranno amiche e inizieranno un viaggio assurdo che porterà Shannon a vendicarsi di Evie e Manus e metaforicamente di una società basata sul culto della bellezza e del successo che usa le persone a suo piacimento e quando ne ha voglia le butta via come carta straccia ormai inutile.

Consigliato a: chi ama lo stile assurdamente delirante del buon vecchio Chuck. E' un libro che a prima vista può sembrare stupido (e anche un filino splatter) ma dopo averlo letto ci si accorge di quanto sia dannatamente moderno poichè tratta temi estremamente attuali quali droghe, farmaci, il culto della bellezza, l'omosessualità, la moda, la famiglia e la violenza. Non è assolutamente un libro per tutti, ma solo per gente malata.

Citazione:
"Se non posso essere bella, voglio essere invisibile".

venerdì 11 gennaio 2013

L'inconfondibile tristezza della torta al limone - A. Bender


L'inconfondibile tristezza della torta al limone, Aimee Bernder. 2011, Minimum Fax, 332 pagine.

Rimanere nel mondo oppure no. E soprattutto, in che modo.

Questa è la “scelta” conscia o meno che fanno i personaggi di questa storia. Rose Edlestein è la protagonista indiscussa, che fin da bambina scopre di avere una strana qualità: percepisce le emozioni delle persone che hanno cucinato i diversi piatti, solo assaggiandoli.
Se molti ritengono ciò un “dono”, Rose invece arriverà perfino a odiarlo; avete mai pensato a cosa si possa scoprire mangiucchiando una fetta di torta al limone, la propria torta preferita!, sul conto della propria madre, per esempio? Credo che Rose non lo auguri proprio a nessuno: sarà la culla e il custode di segreti inconfessabili e non sarà facile per lei, tenere a freno le parole.
Poi c'è Joseph, fratello “nerd” di Rose che trascorre tutte le sue giornate chiuso in camera, la sua “caverna buia” a fare progetti.

Ciò che accomuna i due fratelli è la voglia e la capacità di fuggire da un mondo troppo infimo e troppo pressante, e bugiardo, soprattutto.
Rose troverà la sua valvola di sfogo in un piccolo bistròt a due passi da casa; Joseph invece nel suo “dono”, che ha un po' il sapore della magia e della tristezza.

E c'è dell'amore, anche, ma Rose non è fatta per i “progetti a lungo termine”; si fa scivolare dalle mani le occasioni che la vita le offre, o meglio, le accetta ma solo in parte, come solo si accetta una fettina di torta durante un tea con gli amici, perlappunto.
E' un romanzo che scivola via come una giornata estiva trascorsa sulla spiaggia, sotto all'ombrellone, ad assuefarsi della brezza del vento. Scivola, e non ti accorgi nemmeno che alla fine, quando giri l'ultima pagina, hai le lacrime agli occhi.

Consigliato a: chi vive la vita sorridendo, comportandosi come “il pagliaccio della situazione”, ma tenendo nel cuore, sempre, un sottile filo di malinconia, da cui gli è impossibile fuggire. Questo lettore si ritroverà perfettamente in Rose e la amerà, nonostante tutto.

Citazione:
“E io?, domandai, speranzosa, per l'ultima volta.
Tu? Piccolina, tu sei...
Io me ne stavo in piedi immobile. In attesa.
Tu sei...
Mi sorrise mentre piegava l'asciugapiatti a scacchi bianchi e blu. Tu sei il vetro restituito dal mare, disse. Di quel bel verde. Piaci a tutti, e tutti ti vogliono portare a casa.
Ci volle un bel po' per raccogliere tutti i pezzi della mia ferrovia e rimetterli a posto in camera. Era un complimento, continuavo a ripetermi, mentre riponevo le varie parti; dovrebbe farti sentire bene, pensavo.”

lunedì 7 gennaio 2013

Ciao

Con estremo piacere e grande gioia inauguro questo nuovo blog letterario. Nasce dalla passione di alcuni lettori e lettrici che hanno come hobby principale il "mangiare pagine" di libri.

Nel blog troverete allora recensioni di ogni genere letterario, ma anche novità dal mondo editoriale, curiosità e tutto quello che ci verrà in mente.

Seguiteci perché ne varrà la pena.
Benvenuti!

giovedì 3 gennaio 2013

Chi e dove

Veronica. Classe '88. Due infiniti. Eyeliner & lipstick addict. Topo da biblioteca in incognito. Di giorno pseudoinsegnante e di notte divoratrice di libri. Lettrice onnivora. Organizzatrice compulsiva di post it. Nel tempo libero si scopre apicoltrice e muratore. Leggere, fotografare il mondo e guardare serie tv sono le sue passioni.

Psychiatric help at: 





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Vanessa. La metà IDENTICA di dna di Veronica. Dispensatrice ufficiale di sorrisi. Passista e pendolare cronica. Di giorno praticante avvocato che vaga tra Milano e Pavia; di notte perde il sonno leggendo, la sua più grande passione. Caffeinomane dipendente e chiacchierona. E ama scrivere, quindi fatela felice:




instagram: https://instagram.com/vakarenina/

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Gerardo. Factotum e fotografo del blog: da sempre collabora con le twins, facendosi carico del trasporto, della mensa e della logistica legata alla partecipazione agli eventi  letterari.
Fotografo ufficiale dalla nascita del sito, si è guadagnato il titolo sul campo, dove lo vedrete sempre in compagnia della sua Canon con la quale ha immortalato numerosi autori con le nostre paladine. Senza vergogna e con una notevole faccia di tolla, si insinua fra i vips pur di carpire immagini fuori dall’ordinario e primizie da condividere con le nostre blogger.    
Ama definirsi un “lettore di bocca buona”: non disdegna alcun genere ed è molto attratto dalle giovani leve.


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