lunedì 20 ottobre 2014

Incontro con l'autore: Donato Carrisi presenta "Il cacciatore del buio"

Domenica 19 ottobre avevo un impegno importantissimo. Improrogabile.
Donato Carrisi presentava il suo romanzo, “Il cacciatore del buio” (ed. Longanesi; prezzo 18,60€).
Il luogo dell'incontro è stato lo Spazio Ipazia, ad Abbiategrasso; devo ringraziare come di consueto per questi eventi straordinari, L'Altra Libreria, e in particolare “la signora Angela” (mia “consigliera di libri” da quando avevo cinque anni, insieme al marito Augusto) e Ivan Donati per aver coordinato l'incontro.

Appena arrivata trovo il mio solito posto in prima fila e vedo appoggiato su ciascuna sedia un foglio; una frase cattura l'attenzione. “Colis eum?”, ovvero, “Lo adori?”. E queste due sole parole hanno dato il via a Donato Carrisi per raccontarci la storia più ignota, misteriosa, arcana che potessi mai immaginare.

Quelle poche lettere compongono la parola d'ordine che i satanisti dall'anno 1000 pronunciano tra loro per riconoscersi. Sì, avete capito bene. Donato Carrisi, proseguendo sul filone de “Il tribunale delle anime” suo secondo romanzo, affronta questa volta la parte ancora più oscura, più macabra e celata del mondo.
Il Male.
La componente negativa antagonista a Dio; l'altra faccia della medaglia che è nata solamente nel Medioevo, per “giustificare” in una qualche maniera tutto ciò che di tragico avveniva. Il Male, appunto.

(Una piccola chicca. Provate a riflettere sul suono di quella parola-chiave. Non vi ricorda nulla? Non vi ricorda un luogo di malvagità gratuita, dove gli uomini morivano per il divertimento di altri uomini? Ecco, quel luogo potrebbe definirsi facilmente il “simbolo” dei Satanisti. Il Colosseo a Roma).

“Il cacciatore del buio” nasce da una storia realmente accaduta, che l'autore ha avuto modo di ascoltare un giorno “al calar del sole, presso la Piazza delle Cinque Lune” dalla bocca di Padre Johnatan, un penitenziere (il quale ispirerà uno dei protagonisti del romanzo, Marcus).
I penitenzieri sono i “criminologi del Vaticano”, perchè a Roma appunto si trova il più grande archivio criminale del mondo, quello della Penitenzieria Apostolica (che viene comunemente chiamato “Tribunale delle anime”). Esso contiene un archivio di testi di peccati mortali grazie ai quali alcuni preti, analizzandoli, possono così affiancare la polizia nello studio e nella ricerca di criminali.
Criminali che a volte, dicono, siano “comandati” da una mano malvagia, dal Diavolo.

I penitenzieri, invece, non credono nel Diavolo. Essi credono che ciò che tutti chiamano “Demonio” nel momento in cui commettono un crimine efferato, in realtà non sia altro che una maschera, indossata dall'uomo, ancora una volta capro espiatorio del Male posto in essere.

Ancora una volta Donato Carrisi ci regala un thriller dove nulla è come sembra, dove anche l'idea di essere giunti allo sbroglio totale delle matassa è sbagliata, dove un libro “non finisce nemmeno dopo l'ultima pagina”, dove il Bene e il Male si scontrano all'ennesima potenza, dove entrambi si identificano nello stesso essere, forse e dove anche il “credere” è “solo l'inizio”.


Pronti a dare una risposta a “Colis eum?”.

(Articolo: Và // Foto: Gerardo Cassoli)

lunedì 6 ottobre 2014

Adam Wild: "Gli schiavi di Zanzibar" - Berardi & Nespolino

Adam Wild, numero 1. Di Berardi e Nespolino. 98 pagine, Sergio Bonelli Editore.

Torna l’Avventura con la “A” maiuscola in casa Sergio Bonelli. La stessa casa editrice milanese ha introdotto così la nuova serie mensile in bianco e nero Adam Wild. E, dopo la lettura del numero 1 intitolato Gli schiavi di Zanzibar, non posso che confermarlo: l’Avventura è tornata. E ha come ambientazione l'affascinante e misteriosa Africa di fine Ottocento.

Adam Wild è uno scozzese e membro della Royal Geographical Society, ma a modo suo: anarchico ed esuberante. Gode di una certa fama in Patria, ma lui se ne frega. Ama l’esplorazione, il pericolo e lotta contro lo schiavismo e il commercio dell’avorio. E odia quando gli si dà dell’”inglese”. Un conte italiano, Narciso Molfetta, intende assumerlo per seguire le piste che furono battute da David Livingstone, ma ben presto si intuisce che sarà Adam a condurre il conte (grottesco nei suoi modi da mondo “civilizzato”) e non viceversa. Questo primo numero è ambientato a Zanzibar e Adam libera un gruppo di schiavi neri mettendo fine a loschi traffici da parte di arabi. In questo numero 1 non compaiono ancora i nemici storici annunciati dalla Bonelli, ma esordisce invece Amina, una giovane principessa bantu che Adam libera. E che diverrà la sua amata.

Che dire della nuova serie Adam Wild? Che ricorda Mister No, in primo luogo. Quel personaggio esotico, istintivo e anarchico che se c’è da fare a botte non si tira indietro e quando c’è da bere è il primo a iniziare il giro di bicchieri. Un protagonista che mancava da tempo in casa Bonelli e apprezzo la scelta dell’autore Gianfranco Manfredi di riportare alla luce questo tipo di storie ambientate stavolta nell’Africa che Manfredi conosce molto bene. Indimenticabile la sua miniserie Volto Nascosto (e io amavo anche Magico Vento). I disegni di Alessandro Nespolino ben si adattano alla storia col loro stile semplice e pulito. Quindi il mio parere riguardo il primo numero della serie è ampiamente positivo e ben vengano queste trame e vicende che si distaccano completamente da altre più recenti della stessa casa editrice, come a esempio Orfani (che comunque adoro). Viva la varietà e la possibilità di scelta.

Consigliato a: gli amanti delle serie classiche Bonelli, Mister No in primis. Adam Wild è un boccata d’aria fresca per noi nostalgici.

Citazione: “Odio i trafficanti di schiavi, ma non mi vanno a genio neppure quelli di avorio.”

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