martedì 21 giugno 2016

Crepuscolo - Kent Haruf

Crepuscolo, Kent Haruf. NN Editore. 315 pagine. 18,00 euro.

Voto: 9

Cosa significa rientrare dalle vacanze e ritrovare quel paese fatto di sabbia terra e profumi, di quelle colline verdeggianti inframmezzate da mandrie scalpitanti di bovini dove gli unici esseri umani presenti e capaci di tenere loro testa sono, di nuovo, i fratelli McPheron?

Leggere “Crepuscolo” di Kent Haruf è come tornare a casa; respirare l’aria che respirano Raymond e Harold e Victoria  Roubideaux. Quella ragazza che adesso è diventata davvero grande. E’ una donna, ma prima ancora, una mamma. 
Sembrano lontani i momenti in cui era preoccupata del suo avvenire, ma stoicamente decisa a tenere il piccolo frugoletto che insieme a lei viveva nella sua pancia. Sembrano lontani i saluti raffazzonati e obbligati e quasi inesistenti posti alla madre, rea di avere abbandonato una figlia proprio nell'attimo più importante della sua esistenza. 
Il destino di Victoria, fino al momento in cui non arriva tremante e pudica alla fattoria dei due strambi e solitari fratelli, sembrava stesse decadendo all'infinito in un vortice di dispiaceri e nullità. Se in “Canto della Pianura” la troviamo dolce e ancora diffidente del mondo a lei circostante, qui in “Crepuscolo”, Victoria “vive”, finalmente. Studia, ama, si destreggia nel ruolo di madre in maniera impeccabile. Non senza però un altro, decisivo, dispiacere da parte di quel fato beffardo; ma si farà carico anche di quello, e supererà la difficoltà.

Il volume conclusivo (per come sono stati pubblicati in Italia) della Trilogia della Pianura, è una sinfonia. Una volta che si incomincia a leggerlo, ci si rende conto che diventa un canone. Una polifonia. Si incontrano tutte le voci, diverse, malinconiche, disagiate, che abitano Holt.
Haruf ci stuzzica facendoci conoscere meglio Raymond, uomo testardo, isolato, misantropo quasi, il cui cuore inizia a sciogliersi e a tornare “in società”. E insieme a lui ci sono Luther e Betty Wallace e i loro figli, nascosti in una roulotte, che non riescono però a nascondersi dalla violenza dello zio materno. E poi c’è un bambino orfano che dà la vita al nonno malato. E poi c’è Rose Tyler, l’assistente sociale della contea.

Ancora una volta, ci ritroviamo adagiati in una nuvola di ovatta. La quiete di Haruf, come quella di Steinbeck, avvolge l’atmosfera e il lettore stesso. Ed è questa la caratteristica migliore dello scrittore. La tranquillità e la delicatezza della sua scrittura, anche in quest’ultimo volume della trilogia.

Venite a vivere la magica calma e serenità di Holt passando da www.goodbook.it per prenotare la vostra copia da ritirare nella libreria che più vi piace!

mercoledì 15 giugno 2016

Una moglie giovane e bella - Tommy Wieringa

Una moglie giovane e bella, Tommy Wieringa. Iperborea. 115 pagine. 14,00 euro.

Voto: 8 ½ 
Ecco a voi, signore e signori, una bella tragedia.
Si apre il sipario.
Che “Una moglie giovane e bella” abbia inizio.
Nella lista dei personaggi si legge di un Edward, quarantenne virologo di fama mondiale. Un uomo in balia delle sue percezioni, della sua insoddisfazione perenne, un uomo dedito esclusivamente al suo lavoro, al primo posto c’è l’estenuante sudore per progredire di carriera.
Ovviamente, in quanto a sentimenti, lui rimane un collezionista di prime volte. Fino a quando non incontra la giovane donna che segnerà un regalo del destino per lui. Ruth.
Ruth, ventottenne, agli antipodi idealmente e fisicamente da Edward. Ciò che lo attrae di lei è prettamente il suo aspetto fisico, dal primo giorno che la nota passare in bicicletta di fronte a lui:

È su una mountain bike, un po’ china in avanti, il sedere insù. Non posso omettere questo particolare – il sedere da cui tutto è cominciato.

E tra un gluteo e un altro, si innamora di lei. Ed è passione, è coinvolgimento reciproco, è poesia, è completamento:

Parla ancora sottovoce, come se i tronchi e l’erba fossero in ascolto. Quando si alza in punta di piedi e lo bacia, lui è travolto dalla sensazione che sia entrata nel bosco per consultarsi con le sue simili, ninfe come lei, radunate intorno allo specchio d’acqua nera.

E’ quella forma di amore che arriva fino a consumare la coppia; e poi, come in ogni tragedia che si rispetti, arriva il momento in cui entra in scena l’antagonista. Che non è la classica compagna di letto che potrebbe fare capolino in storie di questo tipo. No. 
E’ un bambino. E’ il bambino che aspettano Edward e Ruth dopo non poche difficoltà.
E’ il bambino che sottrarrà il piacere e l’amore totalizzante di Ruth per Edward.
E’ colui che minerà il rapporto dei due coniugi, già in parte vacillante.
“Una moglie giovane e bella” di Tommy Wieringa è il romanzo di persone apparentemente vicine tra loro, ma in realtà così distanti. E’ il romanzo della sofferenza che gli stessi provano della e per la loro vita. E’ il romanzo della forza dell’esteriorità, dell’appiglio alla stessa, che purtroppo, fa perdere la battaglia finale.

lunedì 13 giugno 2016

La misura della felicità - Gabrielle Zevin

La misura della felicità, Gabrielle Zevin. TEA. 313 pagine, brossura. 12,00 euro.

Voto: 9

Può un libraio disinnamorarsi del suo lavoro? Può non provare più il sano piacere di sfogliare le pagine dei suoi amati libri? Beh, ad A. J. Fikry è successo.

Dopo la morte della moglie A. J. ha perso interesse a condurre la piccola libreria sull'isola in cui vive, odia i pochi libri che riesce a vendere ai sempre più scarsi clienti, odia dover stare al passo con i tempi e con una tecnologia che non sente sua, odia il suo lavoro – che per alcuni, si veda la sottoscritta, è considerato uno dei più belli al mondo.

Finché un giorno arriva Maya, inaspettatamente, con un biglietto della madre: Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata.

Con Maya il libraio scorbutico ritrova l'amore, nella sua forma più pura, come può essere quella tra un padre e un figlio, oltre all'amore per il suo lavoro e per una nuova donna fatta apposta per lui.

“La misura della felicità” è un romanzo d'amore, ma non è una di quelle storie sdolcinate e stucchevoli che si possono trovare ovunque. No. È la storia dell'amore vero e soprattutto dell'amore per i libri. Per quelle parole scritte che aprono mondi, superano confini e barriere di qualsiasi genere, e scaldano il cuore.

E poi in realtà all'interno c'è anche di più. Ci sono misteri più o meno svelati, ci sono donne forti che prendono in mano la loro vita e la cambiano, c'è il riscatto sociale, l'amicizia e l'insegnamento.

Un romanzo dallo stile semplice e scorrevole, dolce come la storia che racconta, sempre delicata e mai banale.
Un libro semplice, come la vita, di cui onestamente si sente l'esigenza in un mondo letterario ormai volto all'inverosimile e allo straordinario.

Per gli amanti dei libri, della ordinarietà e della bellezza della vita nella sua estrema semplicità.

Citazione:
“E' una proposta di matrimonio assai strana”, commenta lei. “Su, cala l'asso, A.J.”
“Tutto quello che posso dire...tutto quello che posso dire è che insieme ce la caveremo, te lo prometto. Quando leggo un libro, desidero che anche tu lo stia leggendo. Voglio sapere cosa ne pensa Amelia. Voglio che tu sia mia. Posso prometterti libri e conversazione e tutto il mio cuore, Amy”.

mercoledì 8 giugno 2016

Ogni giorno – David Levithan

Ogni giorno, David Levithan. Rizzoli (BUR). 374 pagine, brossura. 11,50 euro.

Voto: 8

Provate a immaginare di svegliarvi ogni mattina in un corpo diverso. 
Un giorno siete un ragazzo prestante e popolare, il giorno dopo una ragazza un po' sfigatella e bruttina, il giorno seguente avete un fratello gemello, e così via.

A è così. 
A è un'anima costretta a vivere ogni giorno in un corpo diverso di adolescenti. 
Ad A come vita sta bene, perché solo così riesce a godersi appieno ogni singola giornata  della sua stramba esistenza.
Finché non conosce Rhiannon. 
Finché non scopre cosa significhi la parola amore.

Ecco ciò che fa l'amore: fa venir voglia di riscrivere il mondo. Fa venir voglia di scegliere i personaggi, costruire la scenografia, guidare la trama.

Il romanzo di David Levithan, va oltre all'amore, riesce a dare insegnamenti molto validi, soprattutto per i giovani lettori.
Si mettono in tavola temi importanti quali l'andare al di là delle apparenze, in qualsiasi tipo di relazione, perché quando si vuole bene a un'altra persona le barriere estetiche crollano miseramente al suolo.

Di rado le persone si dimostrano attraenti quanto lo sono agli occhi di chi è innamorato di loro. E suppongo che sia giusto così.

Così come le barriere sessuali. Forti infatti sono i richiami all'amore omosessuale all'interno di questo romanzo. È quasi come se David Levithan volesse urlarci “Ehi! Guardate che il sesso, la razza, la bellezza non valgono niente quando si ama davvero!!”.

E questo è l'insegnamento più importante.

“Ogni giorno” è un libro dolce, mai volgare, in cui l'autore punta la sua attenzione sui sentimenti, quelli veri, che può realmente provare un sedicenne in subbuglio ormonale ed emozionale.
I personaggi descritti sono veritieri, le situazioni in cui si trovano sono autentiche, così come lo è di rimando il loro comportamento.

È per questo che consiglio questo libro soprattutto ai più giovani, perché lo trovo un bel romanzo moderno di formazione, in cui un ragazzo può ritrovarsi e un adulto può riguardare al suo passato di amori adolescenziali in modo bello e sereno.

Citazione:
Sul suo volto, nel suo corpo, c'è ancora paura. “Ma perché io? Non ha senso.”
“Perché sei meravigliosa. Perché sei gentile con una sconosciuta appena arrivata a scuola. Perché anche tu vorresti vivere la vita invece di immaginarla, essere al di là del vetro. Perché sei bella. Perché ballare con te nel seminterrato di Steve, sabato sera, ha acceso dentro di me I fuochi d'artificio. E quando ero sdraiato accanto a te in spiaggia ho avvertito una pace perfetta. So che credi che Justin ti ami, in fondo in fondo. Ma io ti amo in tutto e per tutto...”

mercoledì 1 giugno 2016

Wulf Dorn racconta “Incubo” | 30.05.2016 Milano | Corbaccio

Giornata decisamente uggiosa, in cui la pioggia ci ha fatto compagnia fino a sera, ma ovviamente ci vogliono più di due gocce d'acqua (si, insomma, alla fine pioveva a secchiate ma tant'è) per fermare le vostre eroine preferite!

Siamo state invitate da Corbaccio a un incontro esclusivo in casa editrice con Wulf Dorn. Non potevamo certo farci scappare l'occasione di sfoggiare il nostro tedesco sgangherato e di parlare con uno dei moderni maestri del thriller psicologico.

Armate di macchina fotografica, blocco per gli appunti, penne e libri ci dirigiamo alla sede dell'incontro e, dopo aver girovagato per i corridoi, siamo le prime a incontrare Wulf Dorn, quindi ci presentiamo con dei sorrisi impacciati e gli stringiamo la mano con occhi sognanti.

Dopodiché veniamo condotte, insieme ad altre blogger, in una sala in cui era già presente lo scrittore e la sua interprete, la quale, tra l'altro, merita una menzione speciale per la professionalità, simpatia e bravura. 
E così inizia un'intervista corale al nostro autore preferito. Per chi fosse interessato, parte dell'incontro è stato trasmesso in diretta su Facebook, qui trovate il video.

Mangiapagine, come al solito, non ha risparmiato le domande, anzi, è stato il primo a rompere il ghiaccio. Molte domande ci frullavano per la testa e abbiamo avuto modo di porle a Wulf che si è dimostrato davvero molto disponibile a dissipare i nostri dubbi.

In “Incubo” il protagonista è un ragazzino – e non un adulto, come solitamente troviamo in altri suoi lavori – e il nemico da affrontare non è qualcosa di concreto ma è la paura stessa. Come mai questa scelta?

La scelta del ragazzo sta nel fatto che si trova a metà tra il bambino e l'età adulta, è in un limbo, in cui si sente ancora troppo giovane, ma nello stesso tempo sta crescendo e per Wulf da bambini l'idea della perdita non esiste, mentre in un adulto è molto forte. 
Il tema centrale dell'intero libro è la perdita e la reazione a questa. E per l'autore stesso coincide con il suo incubo personale.

Anche in questo suo ultimo lavoro ritroviamo l'aiuto che la sua professione di logopedista continua a dargli. Per l'autore la parte psicologica del personaggio è molto importante e arriva nello stesso momento in cui pensa ai suoi personaggi da raccontare.

Così come è facile ritrovare l'ispirazione che gli viene da grandi della letteratura horror e di thriller, come per esempio il grande Stephen King e suo figlio Joe Hill, senza dimenticare Neil Gaiman. È stato proprio Wulf Dorn a citare questi famosi nomi del mondo del libro come i suoi più grandi maestri.

E l'evento è poi continuato con altre domande inerenti al libro e anche con curiosità personali, come per esempio il nostro desiderio di sapere come fosse la sua routine di scrittore. Insomma, una persona che scrive libri così angoscianti deve avere una vita elettrizzante!
E invece no. O meglio, Wulf Dorn è lo scrittore che vive nel modo più semplice del mondo. Ha degli orari stabiliti, scrive soprattutto al mattino e il tutto viene scandito da qualche pausa e nel pomeriggio, udite udite, fa cose molto noiose come la dichiarazione dei redditi!
Da questa risposta potete capire il personaggio divertente e simpatico che è questo autore. 

L'intervista si è chiusa con una domanda di rito: programmi per il futuro?
Wulf sta scrivendo un libro incentrato sui bambini (e non è stato facile farlo sbilanciare così tanto, credeteci!), anche se il suo cuore batte per la cucina tradizionale italiana, infatti ci ha raccontato che il suo sogno sarebbe quello di scrivere un libro di ricette.

Che dire, dopo questa splendida chiacchierata ci aspettiamo grandi cose da un maestro del thriller psicologico come Wulf Dorn.

Chissà, magari un domani potremmo trovarci davanti un libro su un cuoco killer!

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