mercoledì 17 luglio 2013

Memorie dal sottosuolo - Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Memorie dal sottosuolo, Fëdor Michajlovič Dostoevskij. 2013, Garzanti. 130 pagine.

Avere un fidanzato patito di classici e di letture culturalmente impegnate dà i suoi frutti e travia la qui presente fidanzata che si è lasciata coinvolgere nella lettura di questo libercolo e che n'è rimasta piacevolmente stupita. 

È un libro breve, che è stato letto tutto d'un fiato tra una domenica all'aperto e un viaggio in treno. Credo che sia un buon punto di partenza per ingranare con la lettura degli altri romanzi di  Dostoevskij che necessitano di una concentrazione maggiore.

Il romanzo, nonostante la sua brevità, è ricco di interessanti spunti di approfondimento. Lo si può dividere in due parti ben distinte. 

Nella prima parte si ha una sorta di monologo dove il protagonista critica l'uomo in quanto desideroso di sofferenza, e a questa sofferenza non c'è rimedio. L'individuo che desidera la sofferenza diventa indolente, inattivo e si ritira dalla vita sociale per rifugiarsi nel sottosuolo.
La seconda parte invece è intitolata “A proposito della neve bagnata” ed è sostanzialmente il racconto fatto dal protagonista di alcuni fatti della sua vita che lo riconducono a quell'individuo abietto, indolente e desideroso di sofferenza, da lui stesso tanto criticato nella prima parte del romanzo.

Ammetto che la prima parte del libro mi ha incuriosita molto di più, poiché più interessante culturalmente e filosoficamente, mentre la seconda parte mi ha ricordato moltissimo la lettura de “Le notti bianche”, altro breve romanzo dello scrittore russo.

Volete sapere quale è stato l'insegnamento che ho tratto da tutto ciò? Che devo sempre dare ascolto al mio fidanzato e seguire i suoi consigli di lettura.

Consigliato a: tutti i lettori che non si sentono ancora pronti ad intraprendere la lettura dei grandi – fisicamente e non – romanzi dello scrittore russo e vogliono qualcosa di più accessibile, breve ma non meno interessante.

Citazione: “Se avessi avuto una famiglia fin dall'infanzia, non sarei quello che sono adesso. Ci penso spesso. Perché per quanto si stia male in famiglia, sono pur sempre il padre e la madre, e non dei nemici, non degli estranei. Almeno una volta all'anno ti dimostreranno affetto. Saprai pur sempre che sei in casa tua.”

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