
È successo prima che lo cacciassimo in cella. L’ho sbattuto pancia a terra, gli ho immobilizzato gli arti. Ancora si dimenava ma non aveva più scapo: ce l’avevo in pugno.
Ho afferrato il coltello e gliel’ho puntato al centro della schiena, poi ho affondato – crack! – e tranciato a metà l’intero corpo. Quando sono arrivato alla testa, un pezzo di cervello è schizzato sulla mia guancia. Il sistema...