mercoledì 11 marzo 2015

Reykjavìk Café - Solveig Jonsdottir

Reykjavìk Café, Solveig Jonsdottir. Sonzogno, 2015. 320 pagine.

Che viaggio intraprendono le donne per riconquistare la propria felicità? Quali sono gli ingredienti magici che queste fate utilizzano per il loro scopo? Non si sa se gli incantesimi siano sempre uguali per tutte, ma ciò che si sa è che quelle donne in Islanda si ritrovano sempre casualmente al Reykjavìk Café. E proprio lì danno libero sfogo ai loro poteri magici.

Il romanzo di  Solveig Jonsdottir è un'ode al femminismo e alla forza che il sesso debole ritrova per rialzarsi, sempre. Le quattro donne protagoniste sono accomunate tutte dalla perdita.

Hervör è la studentessa universitaria che vorrebbe fuggire dalla pochezza della sua vita e dal professore cinquantenne che la tiene per le redini, o per meglio dire, per i fianchi; quando lui la lascia, ciò che le rimane è il lavoro alla caffetteria. Mia invece è la classica ragazza abbandonata dal fidanzato benestante, che si ritrova sola in un appartamento, circondata da scatoloni e senza un senso per continuare a vivere. Silja è la donna in carriera, è un medico che ogni sabato sera ricuce le ferite dei ragazzi ubriachi e quando si trova a dover ricucire le sue causate dal tradimento del marito, le difficoltà iniziano a farsi sentire. In ultimo c'è Karen, la ragazza senza scopo, che si accontenta di vivere dai nonni e di fare tardi ogni sera in un letto diverso, incapace di amare un uomo dopo aver subito la perdita di quello più importante per lei.

Sono storie, queste, che possono appartenere a qualsiasi donna moderna; la complessità la fa da padrona. Ma nonostante le tragedie, i pianti, il mascara colato lungo le guance, le serate trascorse assaporando cocktail diversi per provare a dimenticare, le donne non si arrendono. Tenaci, testarde, riprendono in mano la propria vita e, grazie anche ad un caffè macchiato e al tepore che possono trovare al Reykjavìk Café, si ingegnano per ridare un significato alla loro esistenza.
E forse anche qualche incontro nuovo non potrà che portare frizzanti occasioni di rivincita alle stesse!

Il primo romanzo di Solveig Jonsdottir uscirà domani in tutte le librerie; le cinque vite diverse scorrono davanti al lettore velocemente, nonostante i picchi di drammaticità toccati dalle varie protagoniste. Ma non mancano nemmeno risate spumeggianti e genuine, freschezza di fondo di tutto il romanzo.

Consigliato a: tutte le donne che hanno subito un tradimento, una perdita, che hanno pensato almeno una volta nella loro vita “non posso farcela”; questo libro è l'inno alla testardaggine della donna e alla sua energia. Perchè se vogliono, le donne, vincono sempre.

Citazione: “Le sarebbe bastato avere qualcuno. Non importava chi. Solo qualcuno che la tenesse abbracciata in modo da potersi dimenticare di sé, anche solo per pochi minuti. Se era necessario andarci a letto purchè la tenessero abbracciata, lei lo faceva. Eppure dopo ogni notte del genere il vuoto si dilatava e sapeva che di lì a poco questo metodo non sarebbe più stato sufficiente a farla sentire meglio.”

martedì 17 febbraio 2015

Il mio corpo in nove parti – Raymond Federman

Il mio corpo in nove parti, Raymond Federman. La Lepre Edizioni, 2008. 96 pagine.

Come potrei descrivermi parlando di nove parti del mio corpo? Da cosa potrei incominciare? Potrei parlare del mio orecchio destro a sventola e tanto leggero da piegarsi come un foglio di carta. Poi potrei continuare con il mio naso a patata che quando mi imbarazzo diventa rosso come un peperone. Potrei passare ai miei incisivi inferiori, che dopo anni di apparecchio restano sempre spostati un po' più indietro degli altri, ma tanto quando rido non si vedono. Infine potrei raccontarvi del mio callo da scrittura sull'anulare sinistro, perché sono mancina, anche se però in alcuni casi divento ambidestra, come quando devo scrivere alla lavagna o dipingo con gli acquerelli, ma questa è un'altra storia.

Tutto ciò viene fatto da Federman in questo libriccino – ovviamente il tutto scritto in modo decisamente migliore rispetto a quanto ho fatto io prima.

Mi ha incuriosito da subito il titolo e l'idea di potersi descrivere parlando solo di alcune parti del proprio corpo. Per il resto fino a ieri ignoravo l'esistenza dell'autore e dei suoi libri, ma questo primo esperimento è stata una scoperta piacevole, nonostante non mi abbia convinto del tutto.

Federman usa il proprio corpo come trovata geniale per parlare di sé, una descrizione sicuramente innovativa nel panorama letterario. In alcuni tratti mi ha ricordato molto il Cyrano de Bergerac (citato anche all'interno del libro dall'autore stesso) e Queneau. Uno stile asciutto, frasi brevi e semplici arricchite da aneddoti divertenti, cinici e ilari nonostante un sottofondo di macabro e opprimente.

L'idea è sicuramente vincente e lo stile semplice, diretto dell'autore – che si rivolge a uno spettatore sempre in prima persona – aiuta il lettore a immedesimarsi nel protagonista, a comprenderne le vicissitudini, ad amarlo oppure ad odiarlo. Non ho trovato però nessun punto in cui mi sono sentita completamente stupita tanto da alzare gli occhi dalle pagine e commentare con un “è un capolavoro!”.
Sicuramente un bel libro, un romanzetto all'apparenza di intrattenimento, ma da guardare più in profondità.

Consigliato a: tutti quelli che vogliono passare un'oretta in leggerezza, ridacchiando e compatendo il protagonista di questi brevi racconti. Consigliato a chi è curioso di leggere qualcosa di diverso e di innovativo.

Citazione: “Sapete perché la gente ha paura di guardare le proprie cicatrici e ancor più paura di toccarle? Perché quello è il luogo del corpo dove l'anima ha combattuto per fuggire ma è stata costretta a tornare indietro e la carne si è ricucita bella stretta”.

mercoledì 4 febbraio 2015

Matilde - Roald Dahl

Matilde, Roald Dahl. Salani, 1998. 224 pagine.

Cosa avrà mai di speciale una bimbetta di cinque anni? In definitiva sembra una bambina come tante, nata in una famiglia come tante, che va a scuola come tutti i bambini della sua età. Ma c'è qualcosa che la rende unica: la sua intelligenza. Ma andiamo con ordine.

Matilde vive con la sua famiglia troppo impegnata per accorgersi di avere tra le mura domestiche un piccolo genio. Il padre si occupa di truffare la gente rivendendo catorci spacciati per auto nuove; la madre è una malata di bingo e di telenovelas, ed infine il fratellino sembra aver ereditato le pessime qualità dei genitori.

Nessuno si interessa di quella piccola, sagace, intelligente bambina e l'unico passatempo di Matilde è la biblioteca. Passerà interi pomeriggi a leggere libri per bambini, grandi classici, si innamorerà di Dickens, e a cinque anni è pronta ad iniziare la scuola come i suoi compagni.

Nella sua nuova scuola Matilde conosce la signorina Dolcemiele, che incarna il cliché della maestra per eccellenza: giovane, occhialuta, calma, dolce, tranquilla, simpatica e materna, l'insegnante che tutti i bambini del mondo vorrebbero avere. Di contro, abbiamo il cattivo per eccellenza: la direttrice Spezzindue, un donnone orrendo, dal portamento militaresco e con un odio spropositato verso i bambini.
Matilde però, riuscirà a tenere testa ai suoi genitori e alla signorina Spezzindue, a cui giocherà degli scherzetti niente male, che porteranno ovviamente ad un lieto fine, decisamente apprezzato e azzeccato, seppure non stucchevole.

Il romanzo, sebbene indirizzato principalmente ad un pubblico di età scolare, si presta ad essere letto anche da adulti, poiché il taglio non è per niente infantile e il messaggio rimane valido a qualsiasi età: per combattere l'ignoranza e la bruttura del mondo serve l'intelligenza.

Credo fermamente che qualsiasi insegnante decente debba far leggere ai propri alunni questo libro, indipendentemente dalla classe a cui appartengono e dalla loro età. È importante far capire fin da giovani che l'intelligenza, il sapere e la cultura sono le armi più potenti e pacifiche per combattere un mondo corrotto, ignorante e stupido.

Consigliato a: bambini piccoli e a quelli già cresciuti, che sono stati bambini e che in fondo lo sono ancora. A chi nella vita deve lottare per farsi rispettare. A chi odia la scuola. A chi odia i professori. A chi non ha ancora capito che leggere e imparare non serve solo a compiacere gli altri, ma serve a conquistare il mondo.

Citazione: “Piccola com'era, l'unico potere che Matilde fosse in grado di esercitare sui membri della sua famiglia era quello dell'intelligenza; grazie a essa poteva batterli tutti.”

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