C'era una volta una bambina, che si sentiva grande indossando il lucidalabbra.
C'era una volta una bambina, piacevolmente angosciata per l'appuntamento con il ragazzo dei suoi sogni.
C'era una volta un furgone dai vetri puliti, per specchiarcisi dentro e proprio lì, un coniglio agguerrito e assassino.
Samanta Andretti è la “figlia del buio” di cui racconta Donato Carrisi nel suo ultimo romanzo “L'uomo del labirinto”. Sam si è smarrita, rapita e segretata in un labirinto, appunto, costellato da giochi perversi e da cubi di Rubik indecifrabili.
L'assunzione poi di droghe e farmaci hanno dato modo alla ragazza di dimenticarsi del mondo esterno e di se stessa.
Per quindici, interminabili, anni.
Bruno Genko ha un conto in sospeso con la famiglia di Sam: a poche ore dal rapimento, i genitori della ragazza chiedono aiuto al detective privato per far luce sull'accaduto. Ma quei lunghissimi quindici anni privi di alcun risultato sono troppi da sopportare anche per lui.
Anche per l'uomo che ha un segreto da nascondere e una “donna” a cui vuole bene e che dovrà abbandonare presto.
E allora, insieme al dottor Green, famoso profiler, si addentrerà nel buio più oscuro e farà i conti con il vero orrore.
Ma dal labirinto si riuscirà davvero mai a fuggire?
Si potrà spingere la porta che dà sull'esterno e respirare finalmente?
O l'uomo dalla maschera di coniglio continuerà a perseguitarci per tutta l'eternità?
Le regole del gioco sono cattive.
Bisogna solo rispettarle e provare a fuggire. Sam era pronta.
Forse.
Ma se non fosse così? Se da quel Labirinto non si riuscisse ad uscire veramente mai, e si rimanesse intrappolati per sempre in quei colori grigi freddi e asettici?
Donato Carrisi apre le porte a mille interrogativi ai quali solo al termine della lettura si riuscirà a dar loro risposta.
E di nuovo, forse.
Un thriller psicologico magistralmente costruito, come solo il “papà” del Suggeritore poteva creare.
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