venerdì 14 aprile 2017

Magari domani resto - Lorenzo Marone

Magari domani resto. Lorenzo Marone. Feltrinelli. 315 pagine. 16,50 euro.

“Ballo anche con la vita, che a volte sa essere signora e si mette lì ad aspettare paziente che tu la smetta di fare ammuina prima di invitarti, infine, a danzare con lei.”

Luce.
Luce Di Notte è il riflesso che osservo allo specchio ogni mattina prima di andare a prendere il treno che mi porta nel mio mondo, fatto di avvocati (quelli veri e seri), di pile interminabili di carta e di volumi di diritto di cui non sopporto più la vista quando arriva il venerdì. E poi rientro il lunedì mattina e li accarezzo, perché alla fine, questo lavoro un po’ diverso dal solito, mi piace. E mi manca. Anche se ancora non ho trovato il mio posto nel mondo. Come Luce.
Dicevo, Luce è un avvocato o praticante tale, come me.
Ha i capelli cortissimi e sembra un uomo.
Sembra un uomo non solo per quello, però.
Ma perché ha le palle.
E vive a Napoli; e secondo me, lì, ti crescono necessariamente.

Ha svelato ogni segreto che poteva essere nascosto in cancellerie e tribunali, e si è stancata di andare in giro con la sua vespa a rispondere a quegli incombenti che tutti i giovani avvocati devono attraversare, prima o poi.
E si ritrova immersa in uno studio dove il maschilismo e il francesismo volgare cresce in maniera smisurata, con l’avvocato Geronimo marpione e senza morale, purché si lavori. Anche con i camorristi.
Ed è proprio questo suo capo a regalarle una famiglia, a sua insaputa.
Il caso dell’affidamento del piccolo Kevìn (come Costner, ma alla napoletana) le scombussolerà la vita. E le farà sciogliere quel fastidio che si ritrova nello stomaco, quel groppo in gola che le ha bloccato persino le lacrime, per tutto questo tempo.

Luce ha vissuto l’infanzia dura.
Con una madre che le fa pesare appena può il fatto che lei e suo fratello Antonio le abbiano resa la vita difficile. Anche se poi li ama a dismisura.
Con l’assenza del padre, pazzo e virale. E vitale, per Luce, fino a quando è rimasto.
Con l’assenza di un uomo al suo fianco, perché anche l’ultimo Peter Pan è partito, lasciandola sola.
Non rimane mai nessuno (mi ripetevo sempre anche io).
Eppure.

Eppure basta attendere. A volte l’attesa è sacra e miracolosa.
Anche quando non ci fai più caso.
Può arrivare la felicità.
A volte nella coda soffice e scodinzolante di un cane trovato nel cassonetto, Alleria.
A volte in un vecchio che ha girato il mondo su una nave da crociera, e che ha avuto un solo amore, e nemmeno un bacio.
A volte in una statua fasulla e francese, dai capelli biondi, che si esibisce nel centro di Napoli.
A volte, in un bambino. Che ti fa sentire mamma anche se mamma non lo sei.
E ricominci a piangere. Di felicità. E di sorrisi.

Lorenzo Marone ha rubato parte della mia vita e delle mie lacrime.
Le ha messe inconsciamente su carta.
Leggersi è difficile, alcune volte.
Ma che soddisfazione ritrovarsi e capire che a volte, qualcuno, resta davvero, anche domani…

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