lunedì 5 agosto 2013

La pietra del cielo - Jack Whyte

La pietra del cielo, Jack Whyte. 1996, Piemme. 538 pagine

Tempo fa alla mia domanda: «Conosci un romanzo che narra di battaglie e tattiche di guerra antiche?», una mia carissima amica rispose: «Leggi La stirpe dell’aquila di Jack Whyte.» Naturalmente sono corso a informarmi in Rete sul testo in questione scoprendo che esso faceva parte di una saga denominata “Le cronache di Camelot”. Non potevo iniziare dal libro consigliato dall’amica, essendo quello il terzo della saga, cronologicamente parlando. E allora ho comprato e letto il primo, La pietra del cielo, che è il romanzo che recensisco oggi, aggiungendo che mi è piaciuto talmente tanto che continuerò la lettura dell’opera di Whyte.

La pietra del cielo
è un romanzo storico, più precisamente un romanzo di finzione storica. Vale a dire che alcuni personaggi e fatti sono realmente esistiti e accaduti, altri no e sono frutto della fantasia dell’autore. Publio Varro e Gaio Britannico, i due protagonisti principali, sono personaggi immaginari ma che si muovono all’interno di eventi storici assolutamente reali. La pietra del cielo è narrato da Publio Varro che, ormai anziano, ricorda la sua vita. Legionario romano prima in Africa e poi in Britannia, viene ferito in un terribile scontro e decide di ritirarsi dalla vita militare e seguire le orme del nonno facendo il fabbro. Il nonno riuscì a forgiare una spada da un metallo contenuto in pietre cadute dal cielo, meteoriti. E Varro, incitato dal generale e amico di sempre Gaio Britannico, decide di cercare altre di queste pietre. Tra alterne vicende, battaglie, incidenti e fughe, Varro troverà quello che cerca quando andrà a vivere con Luceia, la sorella di Gaio, in una Colonia nel sudovest della Britannia.

Quello che Jack Whyte fa è interpretare, dandogli una parvenza storica reale, il ciclo arturiano. La Colonia che fondano Varro e Gaio sarà quindi Camelot e le misteriose pietre del cielo contribuiranno a forgiare la mitica spada Excalibur (in questo romanzo non avviene, ma così sarà. E non faccio spoiler visto che la quarta di copertina dell’edizione Piemme lo scrive chiaramente). Ho trovato il lavoro di Whyte enorme e affascinante e il suo stile è scorrevole, pulito e coinvolgente nella sua semplicità. Dietro La pietra del cielo c’è un immenso impegno di ricerca storica e l’autore scozzese ci descrive nei minimi dettagli usi e costumi dei romani del IV secondo d.c. Gli appassionati di storia avranno pane per i loro denti mentre chi ignorava molte cose sarà felice di apprenderle attraverso questo romanzo avventuroso e davvero avvincente. La figura di Publio Varro è tratteggiata talmente bene che alla fine del romanzo per noi diventa storicamente esistita. E’ vero, con tutte le debolezze che ha un uomo; fa errori come tutti, ma sa anche riscattarsi. Il burbero Gaio Britannico non è da meno  così come l’affascinante Luceia. E il cattivo, Seneca, be’, è talmente malvagio che la sete di vendetta non potrà che sorgere in voi.

Come avrete capito, La pietra del cielo mi è piaciuto non poco e cercherò di leggere l’intera saga che, per la cronaca, è composta da otto libri: La pietra del cielo, La spada che canta, La stirpe dell’aquila, Il sogno di Merlino, Il forte sul fiume, Il segno di Excalibur, Le porte di Camelot e La donna di Avalon.

Consigliato a
: non tanto a chi ama il ciclo arturiano, ma a chi ama le belle ricostruzioni storiche e soprattutto il periodo romano del IV secolo d.c. Whyte sarà il miglior professore di storia che abbiate mai avuto perché saprà anche entusiasmarvi.

Citazione
: “Invecchiando capisco che la vita è come una campagna militare: lunghi periodi di quiete e di noia in cui sembra che non accada niente e poi brevi, intensi spasimi, durante i quali tutto ciò che è importante si comprime in azione caotica.”

1 commento:

  1. Questo libro è stupendo! Ho letto tutta la saga e ne sono rimasto veramente soddisfatto, anzi ho provato un po' di malinconia quando mi sono reso conto di averla finita. Consigliatissimo!

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