mercoledì 30 luglio 2014

Ragazzi, a rapporto! Abbiamo bisogno di voi!

Lo staff di Mangiapagine apre un bando per nuovi recensori. I candidati devono possedere i seguenti requisiti:

- Essere volenterosi e disposti a trasferte tra le pagine di centinaia di libri diversi.

- Pretendere solo pagamenti di tipo "pacca sulla spalla"/"congratulazioni"/"continua così" o muffin invisibili mandati per posta. Insomma è un progetto fatto senza scopo di lucro, per hobby e piacere personale.

- Essere amanti di libri, film e serie tv.

- Avere voglia di impegnarsi in un progetto in crescita.

- Avere passione e predisposizione alla scrittura.

Chiunque fosse interessato può contattare privatamente lo staff a uno dei seguenti indirizzi:

* Veronica: voglioessereinvisibile@gmail.com
* Vanessa: EllaEmergevasempre@gmail.com
* Federico: fsala72@gmail.com

indicando cortesemente le proprie generalità e inviando una recensione di prova su modello di quelle pubblicate sul blog (quindi con le sezioni "consigliato a" e "citazione") così da poterne valutare le capacità.

Ringraziamo tutti per l'attenzione e speriamo in risposte numerose.

lunedì 28 luglio 2014

Novella degli scacchi - Stefan Zweig

Novella degli scacchi, Stefan Zweig. 1941, Newton Compton Editori, 126 pagine.

Gli scacchi non sono un gioco, sono una guerra. Così mi diceva mio padre quando io, ancora piccolo, guardavo con occhi curiosi la sua scacchiera bramoso di apprendere le regole di quell'oscuro ‘passatempo’  che aveva portato al mio vecchio anche una coppa, premio conquistato in un non precisato circolo scacchistico di Bergamo.

Novella degli scacchi di Stefan Zweig parla proprio di questo, di scacchi e guerra. Il narratore è in viaggio su una nave passeggeri partita da New York e diretta a Buenos Aires. Tra gli ospiti dell’imbarcazione c’è anche un famoso maestro di scacchi, Mirko Czentovic, un analfabeta che nella vita non ha mai combinato nulla ma che possiede un’innata dote per la scacchiera. Restio a ogni forma di socializzazione, accetta la sfida di un facoltoso scozzese che paga volentieri 250 dollari per avere l’onore di disputare una partita col maestro. Contro Czentovic giocano lo scozzese, il narratore e altri appassionati, tutti uniti nel vano tentativo di sconfiggerlo. Infatti perdono, ma inaspettatamente riescono a pareggiare il secondo match grazie all’intervento di un nuovo ospite misterioso. In una conversazione privata tra quest’ultimo e il narratore, si scoprirà la storia dell'uomo misterioso, chiamato Dr. B., e di come sia diventato un esperto negli scacchi. La Novella si conclude con la sfida finale, un testa a testa tra Czentovic e Dr. B.

Zweig morì suicida nel 1942 lontano dalla sua patria, l’Austria, ormai da tempo sotto il giogo di Hitler, e i suoi libri furono tutti bruciati dai nazisti nel 1933. Ai suoi tempi fu un romanziere molto famoso e apprezzato dal pubblico, e le sue opere furono quasi tutte dei bestseller. Proprio per questo i critici non lo amarono, nemmeno quelli successivi alla Seconda Guerra Mondiale e quindi postumi rispetto alla morte dello scrittore. Puzza sotto il naso, io la chiamo. O invidia. Perché Zweig narra bene, molto bene. Si fa capire dal lettore con uno stile chiaro, pulito, senza fronzoli, scrivendo in modo semplice ma non semplicistico. La sua narrazione fila via che è un piacere e questo basta per apprezzarlo. Non fa ardue similitudini e non si dilunga troppo in inutili descrizioni, ma questi sono difetti? A mio modesto parere no.

Novella degli scacchi non è un capolavoro della letteratura mondiale, ma è e resta una piacevolissima lettura che mi sento di consigliare a tutti. Zweig utilizza la scusa degli scacchi per parlare soprattutto delle nefandezze del nazismo. Inoltre riesce a spiegare come la passione per la scacchiera possa diventare una battaglia psicologica non solo contro l’avversario di turno, ma soprattutto contro se stessi. E credetemi e passatemi i termini, i veri maestri di scacchi sono così: geniali, ma come minimo particolari, se non addirittura disturbati. La storia, quella reale, è piena di esempi. Ed è logico: gli scacchi non sono un gioco, sono una guerra.

Consigliato a: chi ama gli scacchi, ma anche a chi non ne conosce le regole. Il racconto di Zweig parla soprattutto di uomini e di esperienze di vita. E poi l’edizione Newton costa solo 1,90 euro, suvvia.

Citazione: “Potevo pensare solo agli scacchi, solo in termini di mosse di scacchi, problemi di scacchi; qualche volta mi svegliavo con la fronte madida e capivo d'aver inconsciamente continuato a giocare anche nel sonno, e quando sognavo esseri umani, me li raffiguravo soltanto nei movimenti dell'Alfiere, della Torre, nell'avanti e indietro della mossa del Cavallo.”

giovedì 24 luglio 2014

Sazio di giorni – Yoram Kaniuk

Sazio di giorni, Yoram Kaniuk. 2014, Giuntina. 96 pagine.

Prima collaborazione con la casa editrice La Giuntina che ringrazio ancora per avermi inviato questo volume. 

Di primo impatto mi ha colpito moltissimo sia la trama che la copertina di questo libro. Onestamente bisogna ammettere che le scelte grafiche di questa casa editrice sono fatte per sedurre  il lettore. La copertina di “Sazio di giorni” è oggettivamente stupenda, ha un sapore vintage e racchiude benissimo il tema centrale dell'opera (l'arte). Così come i caratteri utilizzati sia per il titolo che per la quarta di copertina, sono diversi dal solito e danno quasi l'idea di uno stile battuto a macchina. 
Sono dettagli che un vero lettore nota, statene certi.

In secondo luogo la trama è decisamente accattivante: Orlov, un vecchio pittore incompreso, si mette a dipingere i morti su commissione. Dal suo lavoro di messa su tela dell'anima dei defunti scaturisce tutta una serie di argomentazioni e riflessioni sull'arte e sulla morte stessa.

Il tema centrale del racconto infatti, è essenzialmente l'arte connessa allo scopo che essa ha nella storia dell'uomo e con la morte. “La fotografia è un istante di ghiaccio che si scioglie e gela a un tempo, è lo scioglimento dell'attimo per una durata limitata. Il dipinto deve rigenerare il soggetto dipinto per poi ucciderlo, affinché resti vivo e morto. I defunti ritratti continuano a vivere e morire”. Ecco così che l'arte si mette al servizio della morte, per cercare di creare qualcosa di infinito, che vada oltre alla vita e alla fine della vita stessa, in un cerchio senza fine.

Ma perché Orlov ha scelto di dipingere proprio i morti? “[...] perché è l'unico posto in cui mi hanno accettato. Anche Leonardo e Rembrandt hanno imparato a dipingere i morti per sapere di cosa è composta la vita; la morte devi conoscerla mentre sei ancora vivo, non quando è ormai troppo tardi”. Il protagonista dipinge i defunti per capire come è davvero fatta la vita e, per ultimo, perché ovviamente non potendo vedere il lavoro finito, questi non se ne lamentano.

Questo racconto lungo/romanzo breve ha la particolarità di dare voce all'importante questione sull'utilità dell'arte, quesito tutt'ora posto, a cui l'autore ha cercato di dare una risposta. “L'arte non appartiene a chi ne fruisce. È opera di coloro che amano creare, o sentono il bisogno di farlo. […] L'arte non è spirito o cultura, è la produzione di un ordine, di una magia, nella materia". 
L'unica critica forse che posso muovere a riguardo, sta proprio nella scelta di porre queste tematiche all'interno di un genere (romanzo) non propriamente adatto a tale scopo. Sarebbe stato meglio, a mio parere, gestire il tutto attraverso la scrittura di un breve saggio, piuttosto che creare una storia attorno ad hoc per rendere più accattivanti questi argomenti, formando così un saggio travestito da romanzo.

Resta il fatto che comunque i temi sono trattati in modo esauriente nonostante la piccola mole del volume e lo stile è semplice e capibile anche dai non esperti in materia.

Consigliato a: agli amanti dell'arte, quelli veri, quelli inesperti, quelli che nonostante secoli di grandi pittori e filosofi continuano a chiedersi che senso abbia dipingere nel ventunesimo secolo.

Citazione: “Ho risposto che non amo i funerali, ho la sensazione che si mandi il morto a fare un viaggio nell'eternità, tutti si radunano con aria mesta intorno alla tomba ma intanto bisbigliano fra loro parlando d'altro.”

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