Se state cercando una recensione obiettiva, esaustiva ed esauriente sul capolavoro di Hugo, bhe, cliccate sulla “x” in alto a destra perché questa non lo sarà. E volete sapere il perché di questa premessa? Bene, sarò tremendamente di parte nel cercare di descrivere la grandiosità di quest'opera perché semplicemente mi è rimasta nel cuore e ammetto di esserne gelosa, sono gelosa di esternare quello che ho provato leggendo questo libro, sono gelosa perché questo libro non è per tutti, ma è solo per i coraggiosi che vorranno intraprendere un viaggio bellissimo e, obiettivamente, lunghissimo fatto di personaggi indimenticabili e altri odiosi, fatto di amore, di perdono, di rivalsa sociale.
Ma chi sono questi miserabili?
Miserabile è Jean Valjean, quantomeno all'inizio, che da forzato ed evaso cresce e si evolve nell'arco della storia, fino a diventare l'immagine stessa della bontà, del perdono e dell'umanità.
Miserabile è Fantine che, senza un uomo e con una figlia a carico, si svende e cade nelle mani di persone avide pur di consentire alla piccola una vita quantomeno decente.
Miserabile è Javert, ispettore ligio al dovere di tutore della legge, a prima vista antipatico, ma per capirlo meglio è necessario mettersi nei suoi panni.
Miserabili sono i Thénardier, subdoli e bramosi di denaro faranno di tutto per avere una rivalsa sociale.
Miserabile è Marius che abbandona la sua famiglia e le idee monarchiche del nonno per vivere da povero rivoluzionario.
Miserabile è Cosette, nei suoi primi anni di vita, che, abbandonata dalla madre è costretta a vivere in condizioni infelici presso la famiglia Thénardier.
Le vicende di questi personaggi si intrecciano sullo sfondo di una Parigi dell'Ottocento, il tutto condito da parecchie e lunghissime digressioni di Hugo riguardo le cose più disparate, dalla battaglia di Waterloo – a mio dire la migliore digressione temporale mai scritta – alla vita nel convento, alle posizioni politiche e alle ideologie del tempo.
Proprio per questo, l'opera di Hugo fa pensare, tremendamente. Fa pensare a quanto possa servire vendicarsi o meno delle persone, fa pensare a quando da vite misere possano nascere persone buone e di cuore puro.
“I Miserabili” è il libro del perdono e della rivalsa non tanto sociale, quanto piuttosto morale e di cuore; è il libro in cui il buono non nasce subito come tale, ma lo diventa nel corso della propria vita, fatta di sofferenze, di atti eroici, ma anche di tante piccole gioie.
Come si fa a restare indifferenti a cotanto splendore? Come si fa a restare indifferenti davanti a uno stile magico capace di catapultare il lettore nel bel mezzo di battaglie, inseguimenti, incontri furtivi tra innamorati? Come si fa a restare indifferenti a personaggi come Jean, Marius, Javert, tratteggiati con maestria?
Io sono rimasta sbalordita, incatenata, innamorata, frastornata, illuminata da quest'opera, per questo motivo la mia recensione è così dannatamente di parte. Perché io “I Miserabili” l'ho proprio divorato, fagocitato, fatto mio e sono sicura che non mi lascerà più.
Consigliato a: tutte le persone amanti dei classici – soprattutto francesi – che non si lasciano spaventare dalla mole di questo libro ma che, anzi, non vedono l'ora di immergersi in un'avventura tenera, eroica, consolatrice descritta magistralmente dalla penna di Hugo.
Citazione:
Incontrarsi fu trovarsi. Nel momento misterioso in cui le loro mani si toccarono, esse si saldarono. Quando quelle due anime si scorsero, si riconobbero come necessità reciproca e si abbracciarono indissolubilmente.
Mi hai rubato le parole di bocca.
RispondiElimina. Questo libro mi rimarrà nel cuore PER SEMPRE.