Sofia si
veste sempre di nero, Paolo Cognetti, Minimum Fax, 203 pagine.
Io sono una
persona puntuale ma che immancabilmente, a certe cose arriva sempre
in ritardo. Arrivo tardi a scoprire l'ultimo disco di una
delle band che preferisco. Arrivo tardi a capire una barzelletta.
Sono arrivata tardi anche questa volta, a scoprire Paolo Cognetti.
E leggo infatti solo il suo ultimo libro. L'ennesimo libro triste
del periodo. Ma.
Ma
un giorno mi sono guardata allo specchio e ho visto nell'ordine: una
ragazza con la testa rapata (si veda: Sofia alla prima comunione);
piercing alle orecchie (si veda: Sofia a sedici anni); maglione nero
e jeans scuri (si veda: Sofia, sempre). Lo spiegel mi
ha fatto capire che quel libro era il più azzeccato per me. Sofia,
ero io.
I
dieci racconti (o capitoli, io li ho visti così, fuori corrente
anche in questo) che lo compongono, scorrono veloci e taglienti, e
schietti, e permettono di concludere il romanzo post-moderno in poche
ore. Grazie ad essi, alle diverse voci narranti, ai flash-back, e
alla corsa a ritroso nel tempo, si conoscono tutti. Si segue la vita
di Sofia, una bambina bruttina e rachitica che nasce un po' per caso
in un ospedale fatiscente, da una madre depressa e psicolabile e da
un padre che non è capace di fare il suo dovere, ma bravissimo ad
innamorarsi di una sua collega di lavoro.
Ci
si imbatte appunto nei suoi genitori: Rossana, una madre troppo presa
dal contrastare la forza di gravità che
non la fa alzare dal letto, e un padre, Roberto, incapace di
ricoprire il ruolo che assume in famiglia, tenendo molto più in
considerazione il suo lavoro.
Le
sole ancore di salvezza per Sofia saranno la zia, comunista
sfegatata, indipendente, sola, come la protagonista stessa, cinica e
abbastanza tenace da tenerle testa; e poi, gli amici. Maschi, quasi
sempre. Con i quali scopre anche il sesso, uno dei pochi mezzi per
fuggire dalla quotidianità falsa e ipocrita in cui si trova e che a
volte la fa portare anche a tentativi di suicidio (come ogni
ragazzina problematica che si rispetti).
E
poi, per ultimo, c'è il teatro. E il suo maestro, Leo. Che tenta di
insegnarle la vita, quella vera, girando in moto per una Milano buia
e maestosa e periferica, e girovagando su tetti ancora da costruire
di palazzi enormi o abbandonati.
Sofia
è l'emblema della tristezza.
Della ragazza difficile. Dell'essere umano che, per arrivare a capire
di sbagliare, sbatte la testa addosso al muro mille volte, si getta
in un burrone diecimila, esagera, ed esaspera la sua vita, ogni
rapporto.
Vita
per Sofia significa estremismo, marijuana, sesso, maglioni sporchi,
un cane cieco, lutti, e vasche da bagno calde e zeppe di schiuma alle
due di notte.
E
così, cresce; e il lettore la segue fino ai suoi trent'anni di vita.
Poi, Paolo Cognetti, lascia spazio all'immaginazione.
Comunque,
secondo me Sofia, ha ancora oggi della biancheria nera in fondo ai
cassetti nella sua stanza.
Consigliato
a:
tutte le donne che vengono osservate di sottecchi
sull'autobus/treno/tram perchè reputate strane
dal
resto della massa; ma anche a tutti quelli che necessitano di un po'
di tristezza da leggere nella vita altrui, per tornare a guardare
sorridenti la propria, e smetterla di lamentarsi di essa.
Citazione:
“E'
che sembri piccolina”, sta dicendo Leo quando riemersi, “ma io
l'ho capito come sei. Sei come un gas, ti espandi appena puoi farlo.
E' per questo che ho bisogno di tracciare un confine, lo capisci? Uno
lo impara, a stare da solo. E' una cosa che si può imparare, e si
riesce perfino a stare bene. Ma se adesso ti lascio entrare tu invadi
tutto lo spazio che c'è”.
Che bella che sei. Proprio bella. Riconosco in te un modo di scrivere e pensare le recensioni che ci accomuna, ossia la necessita di farsi penetrare dalla storia e dai personaggi per farsi dire qualcosa di proprio. In me c'è tanta Caterina, al punto che mi sono commossa in certe frasi dell'episodio riguardante loro 3 coinquiline. Ho visto sofia come un turbine nero che risucchia tutti coloro che la sfiorano, diventandone l'ossessione. A volte capita anche a me, mi faccio ossessionare dalle persone misteriose, sfuggenti, poco chiare e tormentate. Secondo me Sofia ha ancora una valigia in mano, si rifugia in una vasca dalla quale sente il mondo ovattato e viaggia tormentata in attesa di un perchè. Luisa
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