Joyland,
Stephen King. 2013, Sperling & Kupfer, 350 pagine.
Joyland, l’ultima fatica di Stephen King, non è un romanzo
horror. E’ molto di più. Non voglio sminuire un genere, quello dell'orrore o del
brivido che tra l’altro apprezzo, ma stavolta siamo di fronte a uno zio Stevie
intimo, filosofico, toccante e profondo. Molto vicino al Miglio Verde, per
capirci.
Joyland è raccontato in prima persona da Devin Jones che,
oggi ormai anziano, rivive in un flashback continuo il periodo più bello e al
tempo stesso più doloroso della sua vita: l’estate del 1973 a Heaven’s Bay, nella
Carolina del Nord. Studente squattrinato e col cuore spezzato per essere stato
tradito dalla fidanzata, Devin si fa assumere dal parco di divertimenti
Joyland. Trova alloggio presso la stramba vedova Emmalina Shoplaw dove conosce
due studenti come lui, Tom ed Erin, anch’essi assunti a Joyland e che
diventeranno presto i suoi migliori amici. Nel parco di divertimenti, Devin
viene a conoscenza di un terribile segreto: nel Castello del Brivido è rimasto
intrappolato il fantasma di una ragazza assassinata tempo prima proprio su
quella attrazione. Devin, aiutato da Erin, dovrà scoprire l’autore di quel
delitto, ancora a piede libero e impunito. Il protagonista fa anche la
conoscenza di Annie e Mike, madre e figlio, che vivono in una villa vittoriana
sulla spiaggia, a due passi da Joyland: il piccolo soffre di distrofia
muscolare ed è condannato a un’esistenza purtroppo breve. Grazie a Dev, anche
il piccolo e la madre vivranno forse l’estate più bella della loro vita.
Il nuovo romanzo di King, come detto, non è un horror. Non
fatevi ingannare dalla copertina o dalla storiella del fantasma. Joyland è un
romanzo che non rientra in un preciso genere, forse siamo vicini al
thriller-giallo, ma soprattutto è un’opera che parla di amore, di crescita, di
vita e di morte. E di destino. Talmente crudele che si prende gioco di noi non
punendo per esempio un assassino e accanendosi invece su un bambino innocente.
Nelle prime 100, 150 pagine non succede nulla a livello di trama, ma King è un
maestro nelle descrizioni e stavolta non sono superflue come ogni tanto gli
capita; siamo in riva all’oceano e riusciamo quasi a sentire il rumore del
mare, del vento e a sentire la spiaggia sotto i nostri piedi.
E’ anche un libro abbastanza autobiografico: Dev legge Il
Signore degli Anelli per esempio, opera che ha convinto il ragazzo Stephen
King, come lui stesso ha dichiarato, a diventare uno scrittore.
Il romanzo ha una svolta quando il protagonista incontra
Annie e il piccolo Mike. Da lì fino alla fine è un crescendo ed è davvero
difficile staccarsi dalle pagine.
Joyland non sarà il capolavoro dello scrittore del Maine, ma
è un libro delizioso, poetico, riflessivo e anche romantico, che si fa leggere dalla
prima all’ultima pagina.
Consigliato a: tutti gli amanti di King,
naturalmente. Ma anche a chi ama leggere le tematiche principali
dell’essere umano: il senso della vita, della morte, la crescita. Devin Jones
matura in quell’estate del 1973 ed è un vero piacere assistere a questa sua
crescita.
Citazione: “Era bellissima, a piedi nudi e con i suoi
jeans scoloriti. Avrei voluto prenderla in braccio e sollevarla in aria,
portandola verso un futuro radioso. Invece la lasciai lì dov’era. Il mondo
non funziona così, aveva detto, e quanto aveva ragione. Quanto aveva
ragione.”
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