Post
office, Charles Bukowski. 2009, TEA. 155 pagine.
Dopo uno
scambio di mail “letterarie”, settimana scorsa un amico mi
consiglia un Bukowski che io non avevo ancora avuto il piacere di
leggere. “Post office” entra a far parte della mia lista di
lettura due giorni dopo, complice la Feltrinelli Express della
Centrale che è il diavolo tentatore per quanto mi riguarda.
Questo suo
ennesimo libro, letto a poca distanza da altri due, consacra Charles
come l'autore più formidabile che la mia libreria rossa e verde
possa constare.
E' un
romanzo quasi autobiografico: Henry Chinaski, soprannominato Hank
dagli amici, è il protagonista, che rappresenta l'autore stesso; un
giorno decide di dare un senso alla sua vita e di guadagnare qualche
soldo da poter poi spendere alle corse. Viene assunto quindi dalle
poste americane. Purtroppo la sua idea – lavorare poco, spendere
molto – non si realizza. Infatti, l'attività di postino lo porterà
in giro per vie lastricate e quartieri poco fini, tra le più
svariate intemperie, incontrando via via personaggi sempre più
strani (tra cui un uomo che non vuole che gli venga recapitata la
posta nella sua cassetta adibita a quello, e una donna, piacevolmente
dedita a far impazzire di rabbia i postini, con lo scopo finale di
fare piccole, corroboranti sveltine con loro, appoggiata al muro).
Co-protagoniste
del romanzo sono, come spesso si trovano nei libri di Bukowski, le
donne. Sembra quasi che l'autore non possa prescindere da loro. E
così è stato in effetti, anche nella sua vita. Hank è circondato
prima da Betty, l'unica donna che abbia mai amato davvero il
protagonista, e che è costretta ad abbandonare per orgoglio (?) dopo
che lo stesso decide di licenziarsi e di tradirla. Ma le loro strade
si incroceranno di nuovo, in una situazione non particolarmente
piacevole, purtroppo.
Nello scorrere della sua storia, Chinaski avrà a che fare anche con una ninfomane ricca sfondata, Joyce, che sposerà e con la quale si trasferirà nel Texas a spendere il suo tempo assai laboriosamente: ovvero, non facendo nulla se non stare immerso nelle lenzuola, e non solo per dormire ovviamente. La conclusione della loro storia? Divorzio assicurato, ma stavolta a tradire è stata lei. Un punto per Chinaski.
L'ultima
donna che Hank incontra è una hippy, Fay, la quale darà a lui anche
una figlia, prima di scappare definitivamente dalla sua vita,
lasciandolo solo, in compagnia di una bottiglia di whisky e di
cavalli.
Le storie
di Bukowski sono così: nude e crude, spassose, ironiche, tristi e
ubriache. Come è stata d'altronde anche la sua vita. I personaggi
sono l'emblema dello stesso autore, di corsa sempre verso un nuovo
lavoro, precario, perchè alla fine non è quello ciò che desidera
fare tutti i giorni. L'amore per il divertimento, per l'ippodromo e i
soldi che lì girano, per le donne che pare amare ognuna a modo suo,
per il bel far niente con un po' d'alcool in corpo. Charles Bukowski
o lo si ama o lo si odia.
Io ho
scelto la prima opzione, mi pare ovvio.
Consigliato
a: chi è più giovane, perchè ha tutta la vita davanti per fare
le cose seriamente. Ma anche a chi invece è già maturo, perchè ha
tutta la vita per rimpiangere il divertimento mai avuto.
Citazione:
“Una
delle migliori scopate della mia vita. Sentivo
l'acqua, sentivo la risacca che andava e veniva. Era come se stessi
venendo con tutto l'oceano. E venivo,
venivo, non finiva mai. Alle fine rotolai giù.
«Oh Gesù Cristo», dissi «Oh, Gesù Cristo».
Non so come mai Gesù Cristo finisse sempre col mischiarsi a faccende del genere.”
«Oh Gesù Cristo», dissi «Oh, Gesù Cristo».
Non so come mai Gesù Cristo finisse sempre col mischiarsi a faccende del genere.”
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