La pietra del cielo, Jack Whyte. 1996, Piemme. 538 pagine
Tempo fa alla mia domanda: «Conosci un romanzo che narra di
battaglie e tattiche di guerra antiche?», una mia carissima amica rispose:
«Leggi La stirpe dell’aquila di Jack Whyte.» Naturalmente sono corso a
informarmi in Rete sul testo in questione scoprendo che esso faceva parte di una
saga denominata “Le cronache di Camelot”. Non potevo iniziare dal libro
consigliato dall’amica, essendo quello il terzo della saga, cronologicamente
parlando. E allora ho comprato e letto il primo, La pietra del cielo, che è il romanzo
che recensisco oggi, aggiungendo che mi è piaciuto talmente tanto che
continuerò la lettura dell’opera di Whyte.
La pietra del cielo è un romanzo storico, più precisamente
un romanzo di finzione storica. Vale a dire che alcuni personaggi e fatti sono
realmente esistiti e accaduti, altri no e sono frutto della fantasia
dell’autore. Publio Varro e Gaio Britannico, i due protagonisti principali,
sono personaggi immaginari ma che si muovono all’interno di eventi storici
assolutamente reali. La pietra del cielo è narrato da Publio Varro che, ormai
anziano, ricorda la sua vita. Legionario romano prima in Africa e poi in Britannia, viene ferito in un terribile
scontro e decide di ritirarsi dalla vita militare e seguire le orme del nonno
facendo il fabbro. Il nonno riuscì a forgiare una spada da un metallo contenuto in pietre cadute dal
cielo, meteoriti. E Varro, incitato dal generale e amico di sempre Gaio
Britannico, decide di cercare altre di queste pietre. Tra alterne vicende,
battaglie, incidenti e fughe, Varro troverà quello che cerca quando andrà a
vivere con Luceia, la sorella di Gaio, in una Colonia nel sudovest della
Britannia.
Quello che Jack Whyte fa è interpretare, dandogli una
parvenza storica reale, il ciclo arturiano. La Colonia che fondano Varro e Gaio
sarà quindi Camelot e le misteriose pietre del cielo contribuiranno a forgiare
la mitica spada Excalibur (in questo romanzo non avviene, ma così sarà. E non
faccio spoiler visto che la quarta di copertina dell’edizione Piemme lo scrive
chiaramente). Ho trovato il lavoro di Whyte enorme e affascinante e il suo stile è scorrevole, pulito e coinvolgente nella sua semplicità. Dietro La
pietra del cielo c’è un immenso impegno di ricerca storica e l’autore scozzese
ci descrive nei minimi dettagli usi e costumi dei romani del IV secondo d.c.
Gli appassionati di storia avranno pane per i loro denti mentre chi ignorava
molte cose sarà felice di apprenderle attraverso questo romanzo avventuroso e
davvero avvincente. La figura di Publio Varro è tratteggiata talmente bene che
alla fine del romanzo per noi diventa storicamente esistita. E’ vero, con tutte
le debolezze che ha un uomo; fa errori come tutti, ma sa anche riscattarsi. Il burbero Gaio
Britannico non è da meno così come
l’affascinante Luceia. E il cattivo, Seneca, be’, è talmente malvagio che la
sete di vendetta non potrà che sorgere in voi.
Come avrete capito, La pietra
del cielo mi è piaciuto non poco e cercherò di leggere l’intera saga che, per
la cronaca, è composta da otto libri: La pietra del cielo, La spada che canta,
La stirpe dell’aquila, Il sogno di Merlino, Il forte sul fiume, Il segno di
Excalibur, Le porte di Camelot e La donna di Avalon.
Consigliato a: non tanto a chi ama il ciclo
arturiano, ma a chi ama le belle ricostruzioni storiche e soprattutto il
periodo romano del IV secolo d.c. Whyte sarà il miglior professore di storia
che abbiate mai avuto perché saprà anche entusiasmarvi.
Citazione: “Invecchiando capisco che la vita è come
una campagna militare: lunghi periodi di quiete e di noia in cui sembra che non
accada niente e poi brevi, intensi spasimi, durante i quali tutto ciò che è
importante si comprime in azione caotica.”
lunedì 5 agosto 2013
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Questo libro è stupendo! Ho letto tutta la saga e ne sono rimasto veramente soddisfatto, anzi ho provato un po' di malinconia quando mi sono reso conto di averla finita. Consigliatissimo!
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